PALERMO. «Se qualcuno mi dice dov’è scritto, se qualcuno mi dice perché non devo difenderlo... Se qualcuno mi spiega perché non devo assistere uno dei presunti assassini di Enzo Fragalà, dopo avere assistito i presunti assassini di poliziotti, carabinieri, di Piersanti Mattarella, di Dalla Chiesa, io sono pronto a discutere.
Ma anche a continuare, assolutamente e senza esitazioni né dubbi, a difendere Francesco Arcuri, accusato dell’omicidio del collega e attualmente in carcere».
Michele Giovinco ha 53 anni, di professione fa l’avvocato e il passo indietro non lo fa. Non pensa minimamente, come chiesto dal figlio della vittima, Massimiliano Fragalà, e rilanciato all’assemblea della Camera penale da un altro legale, Anthony De Lisi, di rinunciare alla difesa del presunto organizzatore del delitto.
«Quale sarebbe il motivo? Che l’ucciso era un avvocato? E perché allora difendiamo i presunti assassini di altri esponenti della società civile, magistrati, burocrati, politici, investigatori? Provocatoriamente potrei dire che noi avvocati, dalla mafia, non possiamo aspettarci sconti: perché mai dovrebbero farli giusto a noi? Anche noi avvocati possiamo essere uccisi e in ogni caso gli imputati andranno assistiti da nostri colleghi».
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