PALERMO. Sono stati rinviati a giudizio il giornalista Pino Maniaci, accusato di estorsione semplice e altri nove indagati, accusati di estorsione aggravata: Nicolò e Antonio Salto; Giuseppe, Tommaso, Francesco, Davide e Antonino Giambrone, Francesco e Salvatore Petruso, Antonino Frisina. Il processo comincerà il 19 luglio davanti alla seconda sezione del Tribunale.
Ha scelto l'abbreviato Salvatore Brugnano. La sua posizione sarà discussa il 16 maggio. Il giornalista, ripreso dai carabinieri mentre chiedeva denaro ai sindaci dei comuni di Partinico e Borgetto, ha sempre respinto le accuse. Dovrà difendersi dall’accusa di aver chiesto con insistenza soldi ai sindaci di Borgetto, Gioacchino De Luca, e Partinico, Salvo Lo Biundo. A Maniaci viene contestato anche di aver imposto a un assessore di Borgetto l’acquisto di duemila magliette col logo della sua emittente.
"L'esito di questa udienza preliminare conferma purtroppo il fallimento del codice di procedura penale, in particolare il fallimento dell'udienza preliminare come filtro per evitare i processi per reati privi di prova". Così gli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino, difensori di Pino Maniaci. "Maniaci - aggiungono - è stato prima condannato mediaticamente e ora viene processato giudiziariamente sulla base di accuse non sorrette da prove idonee. L
o ha riconosciuto anche un giudice delle indagini preliminari di Palermo, quando ha revocato per Maniaci la misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani ritenendo che non ce ne fossero i presupposti per una delle estorsioni contestate".
"Purtroppo - concludono - nemmeno ciò è servito, e se non è servito in un caso clamoroso come questo è lecito chiedersi a cosa serva l'udienza preliminare: tanto vale abolirla. In ogni caso, affronteremo il processo certi di riuscire a dimostrare l'innocenza di Maniaci, l'assoluta infondatezza delle accuse che gli vengono contestate. Siamo sicuri che alla fine giustizia sarà fatta, ma sarà purtroppo una giustizia tardiva".
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