PALERMO. Tre “Iene” alla conquista di Palermo. Pif che guida la protesta dei disabili contro i ritardi della Regione, Ismaele La Vardera che si candida a sindaco, Paul Baccaglini che figura come referente del gruppo che sta per acquistare la società sportiva del Palermo. Cosa sta succedendo? “Sono fenomeno che partono dalla sfiducia della popolazione, dal malcontento – dice Marilena Macaluso, docente di Comunicazione politica all’Università di Palermo – i partiti tradizionali hanno difficoltà ad esprimere una nuova classe dirigente e così emergono figure note perché lavorano in tv e che amplificano la loro immagine con l’utilizzo della Rete”.
Le Iene “invadono” Palermo, che sta succedendo?
“È un’invasione casuale, dovuta però a un particolare momento storico. C’è il tentativo di utilizzare un’immagine nota grazie alla televisione per un impegno politico che viene espresso in questi casi in modo diverso. Nel caso di Pif parliamo di una vicenda in linea con le tematiche della trasmissione, della denuncia sociale. Nel caso di Baccaglini probabilmente c’è anche il tentativo di rilanciare l’immagine della società con una figura che comunque ha anche competenze diverse in ambito finanziario. Poi c’è la candidatura di La Vardera al di fuori dei partiti tradizionali. Certo è che si tratta di una coincidenza interessante dal punto di vista simbolico. La presenza importante di una dimensione mediatica in politica c’è sempre stata, ma in questo caso distinguerei le esperienze, non sappiamo ancora molto”.
La presenza di artisti in politica è esploSa con Berlusconi, cosa cambia rispetto ad allora?
“Diciamo che l’intervento di attori in politica, dagli Usa alla Francia, c’è sempre stato. Nel caso di Berlusconi l’utilizzo di questa posizione è stato più marcato con la nascita del primo partito mediatico. In questo caso, con le Iene protagoniste in Sicilia, a Palermo, c’è anche un ritorno dell’associazionismo in concomitanza con la crisi della politica e questo sta rivitalizzando la partecipazione sia tramite la protesta sia per esprimere nuove proposte”.
Insomma, possiamo dire che l’irruzione delle Iene è legata al clima di antipolitica ed è un po’ in linea col grillismo.
“È così, e come Grillo si tratta di personaggi crossmediali, capaci di unire più mezzi di comunicazione, dalla tv a internet. Il punto di partenza è quello del resto già collaudato, negli anni 80 Reagan per primo lanciò la campagna elettorale dicendo di essere cittadino tra i cittadini contro il professionismo della politica. Questa dimensione possiamo ritrovarla anche in questo fenomeno”.
Forse tra le cause c’è l’assenza di alternative offerte dalla politica tradizionale?
“Anche, è evidente che ci sia scarsa capacità di esprimere cambiamento e di risolvere i problemi da parte dei partiti. La politica non riesce neanche a garantire canali aperti di comunicazione per ascoltare la popolazione. Nel caso di Pif c’era stato un tentativo di queste associazioni di avere un colloquio con l’amministrazione regionale e proprio a causa della lunga attesa è nata la rabbia, la necessità di un intervento molto duro e netto. L’intervento di Pif ha scavalcato il rapporto tra amministrazione e cittadini introducendo nel dibattito la spettacolarizzazione dell’evento”.
C’è il rischio che questo fenomeno si sgonfi lasciando il nulla?
“Il rischio è molto forte perché comunque intanto non è ben chiara la posizione politica, la collocazione. Senza un partito, senza certezze c’è il rischio di un successo effimero. Dall’altro lato è anche vero che nel caso del Movimento Cinque Stelle, che partiva anche da queste basi, si è trasformato in un radicamento nel territorio”.
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