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Il caso dello skipper, definitiva la condanna di Cammarata

Diego Cammarata

PALERMO. Sentenza definitiva per la vicenda dello skipper di Diego Cammarata: sia l’ex sindaco che l’operaio della Gesip Franco Alioto sono stati riconosciuti colpevoli anche dalla seconda sezione della Cassazione. Le pene (due anni per Cammarata, un anno e tre mesi per Alioto) sono comunque sospese: nessuno dei due andrà in carcere.

La storia - oggetto di un’inchiesta giornalistica di Striscia la notizia - aveva fatto emergere che l’operaio della società partecipata dal Comune, che in teoria sarebbe dovuto essere in servizio a Casa Natura, nel parco della Favorita, si sarebbe spesso assentato per lavorare su Molla2, lo yacht dei figli di Cammarata. In primo grado i due imputati erano stati condannati entrambi a 3 anni, ridotti poi dalla terza sezione della Corte d’appello (presieduta da Raimondo Loforti, consigliere relatore Mario Conte), che aveva fatto cadere l’accusa di abuso d’ufficio a carico di Cammarata, concedendo le attenuanti generiche ad Alioto.

La sentenza di secondo grado è quella che diventa adesso irrevocabile. Entrambi gli imputati, difesi dagli avvocati Giovanni Rizzuti, Riccardo Olivo e Giuseppe Oddo, hanno sempre respinto le accuse.

Decisiva, per l’esito del dibattimento, l’inchiesta condotta dalle giornaliste del telegiornale satirico di Canale 5, l’inviata Stefania
Petyx e la professionista Maria Letizia Affronti, poco conosciuta all’epoca dei fatti (2009) e capace di andare a «provocare», registrando le sue parole in audio e video, Alioto, al quale si era presentata come cliente, aspirante al noleggio della Molla2,
ormeggiata nel porticciolo di Marina di Villa Igiea.

Con lei il giardiniere-marinaio si era lasciato andare: «Io sono con la barca - aveva detto - io pure che non vengo a fare niente, mi vengo a sedere qua dentro tutti i giorni». Fu una sorta di confessione, scrissero i giudici della Corte d’appello nelle motivazioni della sentenza.

Secondo la ricostruzione del pm che rappresentò l’accusa in primo grado, Laura Vaccaro, e della Squadra Mobile, Alioto era costantemente a bordo della barca dell’allora sindaco, e non andava a lavorare. La Affronti lo aveva indotto quasi a confidarsi, sostenendo di avere amicizie all’interno della Gesip - azienda oggi fallita - e lui aveva dato un’ulteriore conferma, spiegando di lavorare in realtà sulla barca e di non volere che si sapesse. L’imputato aveva cioè ammesso, si legge nella decisione, «di essere presente giornalmente presso la barca del Cammarata, mostrando una sicurezza assoluta», perché «risultava formalmente in servizio presso la Gesip, con regolare orario 7-15».

Alioto era cioè lo «skipper unico del Cammarata». Da questa «costante presenza» su Molla2 deriva la truffa addebitata agli imputati, perché se stava a Marina di Villa Igiea (dove il natante veniva noleggiato, sempre col marinaio a bordo), Alioto non poteva contemporaneamente lavorare per l’attuale Reset. La difesa ha opposto una serie di argomenti, sostenendo ad esempio che Cammarata e Alioto erano stati visti insieme a bordo soltanto il 9 giugno 2009, giorno in cui il giardiniere risultava regolarmente in ferie. L’ex sindaco avrebbe poi pagato privatamente e personalmente lo skipper.

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