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Cefalù, l'ex sindaco Vicari dovrà risarcire 5 mila euro al Comune

PALERMO. I giudici della Sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti hanno condannato l'ex sindaco di Cefalù Simona Vicari a risarcire il Comune di 5.534 euro per avere dato un incarico di progettazione senza la copertura finanziaria.

Condannato anche l'allora responsabile dei lavori pubblici Matteo Crisà che dovrà pagare la somma di 2.851. La sentenza è stata emessa dai giudici della corte dei conti presieduta da Giovanni Coppola, consiglieri Pino Zingale, Vincenzo Lo Presti, Valter Del Rosario, relatore Guido Petrigni.

Gli 8385 euro sono la differenza tra il credito del professionista incarica del progetto e quanto fu versato dal Comune dopo che fu presentato un decreto ingiuntivo. Vicari nel 2004 diede l'incarico all'architetto Salvatore Giardina del progetto per pianificare i lavori del centro storico.

«La sentenza di appello di oggi della Corte dei Conti si riferisce a una richiesta di danno erariale che io avrei determinato per un importo di circa 140 mila euro a seguito di un incarico per la progettazione esecutiva affidato ad un professionista di Cefalù a suo tempo individuato addirittura dall'amministrazione precedente alla mia». Lo scrive in una nota il Sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture Simona Vicari, commentando la condanna al pagamento di 5534 euro come risarcimento al Comune di Cefalù.

«Tuttavia - continua- è mio dovere informare che sia in primo grado che ora in secondo, sono stata ritenuta esente da responsabilità per tale esborso. La mia responsabilità è relativa soltanto in relazione alle spese legali che lo stesso professionista ha sostenuto per ottenere con decreto ingiuntivo le somme dal comune. Ebbene - specifica Vicari- l'azione legale che ha determinato la spesa di 5000 euro è stata avviata e conclusa ben due anni dopo che io ho cessato la carica di sindaco. Ritengo quindi ingiusto che mi sia stata attribuita tale responsabilità, perchè - conclude- se il sindaco che mi ha succeduto avesse pagato la parcella al professionista, quest'ultimo non avrebbe avuto alcun interesse all'azione legale».

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