PALERMO. Comincerà il 15 marzo prossimo, davanti alla seconda sezione del Tribunale di Palermo, il processo a otto persone accusate, a vario titolo di riciclaggio, reimpiego di capitali illeciti, peculato e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dall'avere favorito Cosa nostra. Tra gli imputati anche Giorgio Marcatajo, figlio dell’avvocato Marcello, anche lui coinvolto nell’inchiesta e morto ad aprile scorso.
Rinviati a giudizio anche Angelo, Francesco e Vincenzo Graziano; l'ingegnere Francesco Cuccio, Maria Virginia Inzerillo e Giuseppe e Ignazio Messeri. Antonio Fabbrizio ha invece scelto il rito abbreviato. Per lui il processo proseguirà il 14 febbraio.
L’inchiesta che portò agli arresti era partita proprio da Marcello Marcatajo, ex docente universitario, civilista molto noto a Palermo. Secondo gli inquirenti, il legale, deceduto, per quasi 13 anni avrebbe curato gli interessi dei clan.
L'inchiesta delle Fiamme Gialle, coordinata dalla Dda, nasce dopo il sequestro tra le carte di Graziano, imprenditore edile arrestato nel 2014, di una serie di documenti in cui si faceva riferimento a Marcatajo. Da allora, per mesi, gli investigatori hanno intercettato l'avvocato. Secondo l’accusa, rappresentata oggi in aula dai pm Ennio Petrigni e Amelia Luise, Marcatajo si sarebbe prestato a stipulare una serie di affari immobiliari per i Graziano e per il clan dell'Acquasanta che faceva capo ai Galatolo. In questi affari sarebbero entrati, a vario titolo, anche gli altri indagati.
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