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Assoluzione Mori, i giudici: prove insufficienti a dimostrare il dolo

PALERMO. Non è provato il dolo e mancherebbe il movente della "trattativa" perché la stessa procura generale ha rinunciato all'aggravante. Questo - in estrema sintesi - scrivono i giudici della corte d'appello di Palermo che hanno assolto i carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento per non aver catturato il boss Bernardo Provenzano nel 1995.

"Le condotte - dice il collegio presieduto da Salvatore Di Vitale - non sono univocamente idonee, singolarmente e complessivamente considerate, a dimostrare la coscienza e la volontà degli imputati di impedire la cattura di Provenzano".

La Corte d'appello aveva confermato la sentenza di assoluzione emessa in primo grado nei confronti dell'ex generale dei Carabinieri, Mario Mori, e del colonnello Mauro Obinu.

La procura generale, rappresentata in giudizio dal procuratore Roberto Scarpinato e dal sostituto Luigi Patronaggio, aveva chiesto la condanna dei due ufficiali dell'Arma rispettivamente a quattro anni e mezzo e tre anni e mezzo di reclusione.

Secondo l'accusa, nell'ottobre del 1995, pur essendo a una passo dalla cattura del padrino di Corleone, grazie alle rivelazioni del confidente Luigi Ilardo, non fecero scattare il blitz che avrebbe potuto portare all'arresto del capo mafia garantendogli un'impunità che sarebbe durata fino al 2006. La Corte d'Appello ha confermato in pieno l'assoluzione con la formula "perchè non costituisce reato".

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