PALERMO. Avrebbero fatto pagare le multe prese dai loro amici ai ragazzi che fermavano in scooter senza casco, senza assicurazione o senza revisione. Questa l’accusa nei confronti del commissario dei vigili urbani di Palermo, Francesco D’Antoni, e altri tre suoi colleghi.
Ma adesso la posizione del commissario si potrebbe aggravare dopo la testimonianza di Manuela Bannò, collega ed ex compagna di D’Antoni. “Le firme sui verbali non sono mie, D’Antoni ha copiato la mia firma”, ha detto e il suo avvocato Tommy Delisi ha chiesto che venga eseguita una perizia calligrafica che scagionerebbe la sua assistita. “Mi sono accorta di quello che D’Antoni faceva solo dopo un certo periodo. Quando ho capito, mi sono fatta trasferire”, ha spiegato Bannò. Secondo l’indagata, D’Antoni fermava motociclisti e automobilisti e poi gli intimava di pagare multe prese da altri per non incorrere in sanzioni più gravi.
Sono cinque gli episodi, da agosto a novembre 2011, contestati dalla procura ai quattro vigili urbani. Ad essere presi di mira soprattutto i ragazzini che viaggiavano in scooter senza casco. Pur di non farsi sequestrare il mezzo, preferivano fare come diceva il commissario.
Secondo l’accusa, il sistema era collaudato: se il giovane controllato dagli agenti totalizzava una serie di infrazioni che prevedevano multe salate o addirittura il sequestro del mezzo, gli veniva proposto di pagare “solo 39 euro”, ma quella multa era stata presa da qualcun altro. Il gioco è durato fino a quando uno dei ragazzi ha denunciato l'accaduto agli agenti del commissariato Oreto, facendo scattare l'indagine.
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