PALERMO. Si scava nelle campagne di Carini dopo le rivelazioni del neopentito Nino Pipitone. I carabinieri cercano una Fiat Uno con dentro i corpi di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, uccisi da Cosa nostra e mai più ritrovati. Il neocollaboratore, che sta raccontando ai pm Roberto Tartaglia, Anna Picozzi e Francesco del Bene, i retroscena di sei delitti a cui avrebbe partecipato, ha riferito che i due furono strangolati e i cadaveri vennero lasciati nell'auto di cui non si sapeva come disfarsi. Con una sorta di scavatrice venne fatta una grossa buca e la macchina coi corpi fu nascosta sotto terra.
Failla e Mazzamuto, uccisi nel 2000, avrebbero fatto danneggiamenti a una ditta vicina a cosa nostra e sarebbero per questo stati puniti. Per il duplice omicidio è stato già condannato il pentito Gaspare Pulizzi. Pipitone, figlio del capomafia di Carini Angelo Antonino, sta anche svelando i retroscena dell'omicidio di Lino Spatola.
Lino Spatola, racconta il pentito ai pm, fu ucciso su ordine del boss Salvatore Lo Piccolo che lo riteneva un traditore. Eliminato nel 2006, sarebbe stato attirato in un tranello: un invito a pranzo a cui si sarebbe presentato con una bottiglia di champagne e un coniglio. Ma fu strangolato e sepolto coi regali che aveva portato. La vicenda è ancora più drammatica per il suo antefatto. Ad agosto del 2006, i killer mandati da Lo Piccolo a uccidere Spatola sbagliarono e spararono un innocente pensionato, Giuseppe D'Angelo, per errore scambiato per il mafioso. D'Angelo fu freddato davanti a un fruttivendolo a Tommaso Natale. Per l'omicidio D'Angelo, «colpevole» di somigliare alla vittima designata, Nino Pipitone sta scontando una condanna all'ergastolo.
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