PALERMO. Un giovane rom rimasto in carcere 50 giorni per una sparatoria che non c'era mai stata, due poliziotti che mettono in scena un conflitto a fuoco, con tanto di ferita di striscio sul braccio di una degli agenti. Una storia piena di dubbi e contraddizioni che è finita, ieri, con i domiciliari per i due poliziotti. Una storia iniziata il 16 marzo dello scorso anno, quando alla centrale arriva la comunicazione di un inseguimento per le vie dello Zen.
Si parla di un'auto rubata, guidata da un rom, che sta fuggendo a folle velocità tra via San Nicola e via Rocky Marciano. Una ricostruzione che al questore Longo e a qualche altro collega era parsa quantomeno sospetta, anche se, come detto, i segni della sparatoria c'erano tutti: dalla ferita al proiettile conficcato dentro l'auto.
Da lì, le indagini: gli uomini del commissariato di San Lorenzo analizzano le immagini del vicino parcheggio del "Conca d'oro", con le telecamere che "spiano" le strade vicine, tra via Scordia e via San Nicola, e vedono che qualcosa non quadra. Il giovane rom, arrestato, viene rilasciato e scagionato dopo 50 giorni e i due agenti finiscono indagati per simulazione di reato, calunnia e procurato allarme. Fino all'arresto di ieri. I due agenti, che erano in servizio alla caserma Lungaro, si trovano ai domiciliari. Uno di loro, negli scorsi mesi, secondo quanto ricostruito avrebbe richiesto un premio per "cause di servizio".
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