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Estorsioni a Camporeale, in cinque a giudizio

PALERMO. Arriva in Tribunale l'operazione che portò all'arresto di alcuni presunti esponenti e estorsori della mafia di Camporeale. Ha scelto il rito ordinario e va a giudizio Antonino Cusumano, accusato di due estorsioni. Per lui il processo comincerà il 4 luglio davanti alla terza sezione. Saranno processati con l'abbreviato a partire dal 9 maggio Giuseppe Tarantino, Vincenzo Carlo Lombardo, Giuseppe Di Bella e Raimondo Liotta che risponde anche dell'occultamento del cadavere di Giuseppe Billtteri, il cui corpo non è mai stato ritrovato.

Alcuni di loro furono arrestati il 21 aprile scorso grazie alle testimonianze di tre imprenditori che si sono ribellati al pizzo del tre per cento sugli appalti. Un contributo importante lo diede il collaboratore di giustizia Giuseppe Micalizzi che raccontò ai pubblici ministeri Francesco Del Bene, Sergio Demontis e Daniele Paci i retroscena dell'omicidio di Billitteri, un venditore ambulante ucciso durante la guerra per il potere a Camporeale. “Vicino casa di Lo Cascio - racconta Micalizzi - c'era un escavatore e c'era Remo Liotta che scavava la buca che è proprio quasi sul ciglio della strada... e io vedo a questo cristiano mischino dallo specchietto praticamente e lo hanno buttato là... ho visto solo la faccia perché poi mi hanno chiuso il cofano e me ne sono andato...”.

Gli inquirenti hanno ricostruito le estorsioni ai danni di tre imprenditori, due impegnati a Camporeale, in provincia di Palermo, in un appalto pubblico (la costruzione di una strada) e in un cantiere privato (la realizzazione di alcune villette a Montelepre). Quindici e diecimila euro le somme pagate dai due titolari delle imprese edili che alla fine, messi alle strette, hanno ammesso di essersi piegati al racket. “Di un milione e mezzo... otto mila ne ha dovuto uscire”, spiegava Cusumano ad un interlocutore nelle intercettazioni captate dai carabinieri. La conferma della cifra è arrivata dall'imprenditore agrigentino: “Fui avvicinato in cantiere da Cusumano il quale mi disse che quelli che stavano dietro di lui pretendevano soldi per mettermi in regola. Pretendevano circa 15 mila euro”. L'imprenditore ebbe paura di subire danneggiamenti e si piegò alla richiesta estorsiva “in due tranches... ricordo di avergliene dati 4 o 5 mila”.

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