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Truffa alle assicurazioni, gli indagati rispondono al gip

Davanti al gip i nove indagati nell’operazione. Coinvolto anche il falso pentito della strage di via D’Amelio, Salvatore Candura

PALERMO. Erano dei procacciatori di lesionati. Andavano in giro, cercavano fra le proprie conoscenze per trovare qualcuno che avesse avuto un trauma, così da farlo passare per vittima di un incidente automobilistico. Poi al complice andavano gli spiccioli, l’ideatore si prendeva la grossa parte. E’ questa la convinzione dei pm che questa mattina hanno interrogato davanti al gip i nove indagati nell’operazione sulla truffa alle assicurazioni in cui è stato coinvolto anche il falso pentito della strage di via D’Amelio, Salvatore Candura.

Non potendo negare i fatti, immortalati da centinaia di intercettazioni, gli indagati hanno preferito rimpallarsi le colpe, cercando di limitare al massimo le proprie responsabilità.  Il bisogno economico è stato da tutti individuato come la scintilla che ha fatto scattare la truffa. Alcuni hanno spiegato di non aver fatto del male a nessuno, piuttosto c’era – secondo il loro racconto – un sacco di gente che voleva autoinfliggersi le lesioni per guadagnare qualche centinaio di euro.

Per i pm il punto è capire chi era il carnefice e chi la vittima, perché alcuni “autolesionisti” sono diventati parte della banda e per conto dei capi hanno reclutato altre comparse disponibili a subire danni spesso permanenti. Dodici i sinistri simulati scoperti, ma gli inquirenti sono certi che si tratti solo della punta dell'iceberg.

La banda pensava a tutto: dalle vittime, ai mezzi coinvolti. E sceglieva posti isolati, in cui non c'erano videocamere, come teatro degli incidenti. Le somme incassate andavano da 13mila a 25mila euro. Mentre chi si prestava a subire sfregi e fratture si doveva accontentare di pochi spiccioli: tra 200 e 500 euro e, per chi veniva da fuori Palermo, i soldi per il pranzo e il pernottamento in misere pensioni. In un caso, una donna acconsentì a schiantarsi con la moto guidata da un altro contro un Opel Corsa, ebbe un trauma cranico e una ferita al volto ma quando reclamò la sua parte del bottino (oltre ventimila euro) , gliene furono dati solo duemila.

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