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Falsomiele, non c'è allaccio abusivo: cade movente delle liti per l'acqua

Gli accertamenti effettuati dai tecnici dell'Amap avrebbero escluso che i coniugi fermati per il delitto si sarebbero allacciati abusivamente all'utenza di Bontà

PALERMO. Non ci sarebbe una lite nata per un furto d'acqua dietro l'omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, assassinati giovedì scorso in via Falsomiele, a Palermo, a colpi di calibro 9. Gli accertamenti effettuati dai tecnici dell'Amap, l'ex municipalizzata che gestisce il servizio idrico, avrebbero escluso che i coniugi fermati per il delitto, Carlo Gregoli e Adele Velardo, si sarebbero allacciati abusivamente all'utenza di Bontà.

Nei giorni scorsi tra le ipotesi investigative fatte c'era appunto la scoperta da parte della vittima del furto d'acqua subito dalla coppia. Bontà e Vela si sarebbero incontrati con i Gregoli per discutere della vicenda e marito e moglie avrebbero sparato uccidendo entrambi. Un movente su cui gli investigatori continuano a indagare, ma che perde forza alla luce degli accertamenti dei tecnici Amap.

A inchiodare la coppia, due insospettabili con la passione per le armi, sono le immagini di una telecamera piazzata a poca distanza dal delitto e il racconto di un testimone che avrebbe visto Gregoli, dallo specchietto retrovisore della propria auto, fare fuoco contro Bontà. Marito e moglie hanno negato ogni responsabilità. Entrambi sono detenuti.

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