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Aggredì il primario dopo la morte della figlia per un tumore, assolto

La difesa ha dimostrato che in quel momento l'uomo sarebbe stato incapace di intendere e di volere

PALERMO. Dopo la morte all'ospedale Cervello della figlia di appena vent'anni, devastata da un tumore al collo dell' utero, Paolo Minasola aveva aggredito brutalmente il primario che seguiva la ragazza, Nanzy Varsellona, afferrandola per la gola e - secondo la Procura - tentando di soffocarla.

Ma, come ha dimostrato il suo avvocato, Fabio Trombetta, in quel momento l'uomo sarebbe stato incapace di intendere e di volere. Il giudice di pace davanti alquale si è svolto il processo per lesioni personali ha così deciso di assolverlo perché, di fatto, non sarebbe stato neppure imputabile.
La vicenda risale ad alcuni anni fa. La figlia di Minasola si ammala e viene prima curata a Milano. Le sue condi zioni sono gravi e, tornata in città, viene seguita al reparto di Ginecologia ed ostetricia del Cervello, in particolare dal primario Varsellona. La giovane subisce un intervento e, qualche giorno dopo, il 19 giugno del 2011, muore in ospedale.

Il padre, ipovedente e già affetto da gravi disturbi psichici - come è emerso da una perizia effettuata durante il dibattimento - è distrutto dal dolore. Il 23 giugno decide di prendere un taxi per farsi accompagnare al Cervello: vuole incontrare la dottoressa che ha curato sua figlia. E la trova.

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