PALERMO. L’inchiesta che scuote il comando della polizia municipale, prende una piega politica. E ora c’è chi chiede la rimozione del comandante, Vincenzo Messina. La bufera giudiziaria con 84 fra vigili e impiegati del Coime coinvolti e altri 420 con la posizione da vagliare, inevitabilmente fa montare una marea di polemiche e una specie di regolamento di conti all’interno.
Il giro di assenteismo che sarebbe stato scoperto attraverso l’affidamento ad altri dei badge personali di entrata e uscita, scoperchia un pentolone maleodorante che rischia di trascinare via anche la parte buona del corpo dei vigili, quella che con questo caso non c’entra nulla. Ma il fatto che comportamenti censurabili avvengano all’interno di un’area destinata al presidio di legalità, rende più incendiaria e violenta l’ondata di indignazione.
«Il punto è che il comandante non si può chiamare fuori da questa situazione - attacca Giuseppe Milazzo, parlamentare regionale di Forza Italia e consigliere a Sala delle Lapidi -. Lui ha la responsabilità del buon andamento del comando di via Dogali, suo compito è farlo funzionare bene non mandare tutti in galera. La catena di comando con responsabili e posizioni organizzative dipendono da lui e da lui è stata creata. Non è stato in grado di stoppare in tempo questa vergogna con le adeguate contromisure. Mi dispiace, ma il sindaco deve dare l’esempio e sostituire Messina».
Più sfumato, ma la sostanza è identica, la posizione di Filippo Occhipinti, consigliere di Italia dei Valori: «Il comandante ha fatto bene a trasmettere le carte alla Procura, ma chi ha certe responsabilità dovrebbe usare più la prevenzione, facendo controlli interni più frequenti e mirati. Ora, chi ha sbagliato paghi e venga licenziato in tronco e il sindaco faccia un avvicendamento ai vertici del corpo dei vigili che oggi ha una immagine ai minimi termini».
DAL GIORNALE DI SICILIA DEL 5 OTTOBRE
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