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Giardinello, il Comune sciolto di nuovo per mafia. Il sindaco: una grande ingiustizia

Lo scioglimento era stato decretato sulla scorta di pesanti relazioni di prefettura e ministero dell' Interno, che parlavano di «intrecci e collusioni» fra politica e cosche

Il sindaco di Giardinello, Giovanni Geloso

GIARDINELLO. Altro colpo di scena nelle stanze del palazzo municipale. Giardinello torna ad essere sciolto per mafia. Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar del Lazio del marzo scorso, su ricorso del sindaco Giovanni Geloso controil decreto di scioglimento che venne emesso dal Consiglio dei ministri sulla base di una pesantissima relazione del ministro dell' Interno Angelino Alfano e della prefettura.
Torna a casa quindi il primo cittadino, al culmine di una tormentatissima legislatura iniziata nel maggio del 2012, interrotta nell'agosto del 2014 con lo scioglimento e ripresa con la «riabilitazione» del Tar laziale sette mesi fa. Ora però il Consiglio di Stato ha di fatto ritenuto che esistono «gli elementi rilevanti per potere sciogliere il Comune di Giardinello», avallando quindi la tesi di prefettura e Consiglio dei Ministri.

 

«È vergognoso, non me l'aspettavo - afferma a caldo il sindaco Geloso -. Questo paese non merita dies sere macchiato in questo modo sulla base di semplici sospetti, perché il Consiglio dei Ministri ha in pratica sostenuto che basterebbero dei sospetti per motivare uno scioglimento per mafia». Nelle relazioni di prefettura e ministero dell' Interno sono stati rivelati intrecci e collu sioni che metterebbero in evidenza «una elevata densità mafiosa del territorio».

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