PALERMO. Se di cervello in fuga si può parlare, non è quello di Davide Corona. Prima la notizia, però: da oggi, nei cassetti della scienza mondiale c' è il segreto della riproduzione «mirata» delle cellule. La chiave è l'azione dell'«Rna non codificante», non certo un uovo di Colombo. Un segreto della vita e dei suoi pericoli. Giungendo al bersaglio grosso, quello degli immani segreti del corpo umano, partendo da un... moscerino. Quello della frutta, che ha «grande somiglianza di patrimonio genetico con quello degli umani». In parole commestibili, la (prima) risposta al quesito semplice eppure arcano sul perché, come mai, gli organi si riproducono uguali a se stessi. Senza incepparsi mai, eccetto quando vengano colpiti - e qui sta il nocciolo della questione in termini di sconfinati orizzonti di progressi in medicina, dalla neurologia all'oncologia - da un disturbo, una disfunzione. Una malattia. Tumore, neuropatia. O altro. Capace di mettere in fuga, quello sì, e facendone replicare il Dna in maniera sballata, il cervello. O qualsiasi altro organo che si rinnovi con il naturale ricambio cellulare. Corona, piuttosto, è un cavallo di ritorno. E - mano messa sul fuoco dagli esperti della rivista internazionale Plos Genetics, che ha pubblicato lo studio - pure di razza. Ricercatore palermitano classe '71 alla guida di un team di giovani biologi messi insieme dall'Istituto «Dulbecco» che, nel rendere nota la scoperta, maturata nei laboratori dell'Università palermitana, deve dire grazie soltanto ai fondi messi a disposizione da Telethon: «Questo lavoro - chiarisce una nota dell'organizzazione - giunge a conclusione di un percorso che ha ricevuto da Telethon un finanziamento complessivo di 1,3 milioni di euro nell'arco di dieci anni. I ricercatori hanno lavorato sulle cellule del moscerino della frutta (Drosophila melanogaster) riuscendo a spiegare per la prima volta al mondo uno dei processi biologici più osservati e misteriosi, la fedele lettura e trasmissione delle informazioni presenti nel Dna da una cellula madre alle cellule figlie».
Corona ha coordinato il progetto nella veste di biologo dell' Istituto Telethon «Dulbecco» e dello Stebicef dell' Università di Palermo. Gli altri nomi che hanno firmato la pubblicazione sono quelli di Maria Cristina Onorati, Walter Arancio, Vincenzo Cavalieri, Antonia Ingrassia, Giulio Pavesi. Corona, a proposito di fughe dall' Italia, è rientrato nel 2004 dopo lunghe esperienze americana e tedesca, prima nel Laboratorio euro peo di biologia molecolare di Heidelberg, poi negli Usa all' Università della California. Il rientro in patria, per inciso, reso possibile proprio dal «Dulbecco» insieme con la Armenise-Harvard Foundation, nell' ambito del programma che recluta e sostiene finanziariamente ricercatori da tutto il mondo, facendo loro scegliere la sede italiana dove continuare a lavorare. A scoprire. «Dobbiamo immaginare - spiega il biologo - il nostro organismo come del tutto simile a un libro di ricette. Ma la questione è, è sempre stata, come mai, misteriosamente, le cellule, che del libro posseg gono tutte le informazioni nesssuna esclusa, riescano a selezionare esclusivamente quello che serve loro perché un tassello cellulare di fegato divenga fegato, la pelle si rinnovi in pelle...». E via, andare, per tutte le parti del corpo.
Ma cerchiamo di capirci qualcosa. «È come se le cellule, infatti - riprende lo studioso - sappiano scegliere i capitoli che ritengano interessanti. Quello che abbiamo individuato è un meccanismo di base, il primo mai "visto", non certo l' unico. Scoprirlo costituiva il presupposto essenziale senza il quale non sarebbe mai possibile capire, in futuro, il perché a un certo punto, e per le cause scatenanti più disparate, una cellula, ammalandosi, si metta di punto in bianco a preparare altri... piatti, e da altre ricette. In condizioni normali - aggiunge Corona- quando si dividono per rigenerare gli organi, è come se appendessero dei...
post -it sul frigo per ricordarsi cosa devono fare».
D' accordo, ma come? «Ciò accade - riprende il ricercatore siciliano - grazie agli "Rna non codificanti", che la cellula madre trasmette alle figlie, e che funzionano, appunto come post -it, promemoria, che vengono collocati solo sulle pagine del Dna che la cellula deve considerare. Queste molecole in pratica consentono di attivare solo i geni utili all' attività di una determinata cellula. L' Rna (acido ribonucleico) è una molecola che "copia" segmenti del Dna e li trasporta in particolari aree della cellula, i ribosomi, dove con le istruzioni scritte nell' Rna vengono prodotte le proteine che servono a diverse funzioni della cellula. Recentemente, però, si è scoperto che esistono tipi di Rna, più numerosi, che non hanno questa funzione. Sono, appunto, i cosiddetti "Rna non codificanti"».
Orizzonti. In termini crudi, applicazioni: come valuta Corona l'«impiegabilità» potenziale della scoperta? E quale il prossimo passo, se non l' individuazione dell' altro meccanismo, quello che induce la degenerazione, l' alterazione? «Potenzialità immense quanto indefinite nei campi - risponde il biologo -. Si pensi, appunto al meccanismo di riproduzione patologica delle cellule tumorali e anche a gravi neuropatie. O, ancora, alle prospettive delle quali una ricerca complessa come quella sulle cellule staminali potrà giovarsi».
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