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Estorsione a detenuto dopo offesa: arrestate moglie e figlia Liga

PALERMO. Si sentiva leso nella sua dignità di uomo d’onore  dalle esternazioni fatte da un altro mafioso arrestato nel corso dell’operazione Reset del 2014. Pietro Liga, 49 anni, esponente della famiglia di Bagheria condannato a 10 anni per estorsione, era finito in carcere nell'operazione Argo dell’anno prima voleva 20 mila euro per lavare l’onta.

Ha avvicinato la vittima nella cappella del carcere dei Pagliarelli di Palermo e ha chiesto di consegnargli i soldi a titolo di risarcimento. Più volte nel braccio del Libeccio del carcere dove sono rinchiusi i due sono avvenute le richieste estorsive. Se non pagava ci sarebbero state ritorsioni nei confronti dei familiari. Di 20 mila euro le richieste andavano via via scendendo fino a 2.500 euro. A chiedere i soldi alla moglie del detenuto anche la moglie di Liga e la figlia Rosa Costantino di 52 anni e Maria Liga di 25 anni. Le due donne hanno cercato di avvicinare la moglie della vittima delle richieste estorsive anche durante i colloqui in carcere. Rosa Costantino e Maria Liga sono finite agli arresti domiciliari per ordine del  gip del Tribunale di Palermo. Le indagini sono state dirette dai sostituti della Dda Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli.

L'OFFESA. L’imprenditore di Altavilla Milicia finito in carcere nell’operazione Reset aveva più volte offeso Pietro Liga. Nel corso di un’intercettazione mentre parlava in auto con un altro mafioso aveva definito il boss di Bagheria: “Cornuto e sbirro”. Accuse infamanti per un capo famiglia che ha chiesto in carcere di lavare quest’offesa prima con 20 mila euro, poi si sarebbe accontentato anche con 2.500 euro.

A chiedere la messa a posto morale, e questo è una prima volta che si verifica secondo i carabinieri, sono state le donne che mai prima d’ora avrebbero avuto un ruolo operativo in Cosa Nostra. Non è il solo aspetto “nuovo” che emerge in questa operazione. C’è anche l’estorsione ad un imprenditore ritenuto organico a Cosa Nostra. Anche in questo caso per gli investigatori una novità nell’azione di Cosa Nostra alle prese con una seria crisi di liquidità tanto da essere costretta a estorcere denaro anche ai propri affiliati.

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