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Mancano i fondi, non apre la spiaggia di Addiopizzo a Capaci

Il comitato lamenta lungaggini burocratiche e illegalità

PALERMO. Doveva essere un esperimento di riqualificazione ambientale e gestione collettiva dei beni comuni, con un nome, "Sconzajuoco", che in dialetto siciliano significa letteralmente "chi scombina i giochi", che era anche un omaggio alla barca dell'imprenditore antiracket Libero Grassi.

Invece "Sconzajuoco", la spiaggia attrezzata pizzo-free creata due anni fa dal comitato Addiopizzo nel Palermitano, prima in un tratto di 3mila metri quadri a Capaci, l'anno dopo a Isola delle Femmine, lungo 1700 metri quadri, quest'anno non aprirà. "È un investimento troppo grande per noi e una montagna da scalare a mani nude, e di continuare a fare i Don Chisciotte non abbiamo voglia", hanno detto i volontari dell'associazione che avevano anche coinvolto diversi commercianti pizzo - free nell'allestimento del lido.

"Innumerevoli le difficoltà incontrate - hanno spiegato dal comitato - illegalità diffusa, allergie alle regole, concorrenza sleale, burocrazia infinita, autorizzazioni che arrivano a stagione inoltrata e anche quest'anno a Capaci non andrà meglio, a vantaggio dei lidi privati. A queste condizioni i costi di gestione sono troppo alti. Si rischia di far passare un messaggio pericolosissimo: facendo tutto in regola non si riesce a spuntarla. E invece Addiopizzo prova ogni giorno a dimostrare il contrario: legalità e sviluppo economico possono e devono camminare assieme".

"A Capaci c'è un lungomare - sostiene il comitato - che è fruibile solo per un terzo, con un danno economico e d'immagine incalcolabile. Dopo il quarto lotto il regno dell'illegalità, dove vige la legge del più forte. Diverse casupole in lamiera che ricordano le bidonville brasiliane e sulla spiaggia delle porte realizzate con i pali dei divieti di sosta saldati tra loro e divelti dalla strada. Da anni gli amministratori si riempiono la bocca dicendo di puntare al modello San Vito Lo Capo, ma di fatto pochissime azioni concrete".

"Si potrebbe cominciare chiudendo la strada al traffico, assicurando dei mezzi di trasporto alternativi, assegnando le spiagge e curandosi anche dell'offerta culturale", spiega Dario Riccobono, del comitato, che lamenta "assegnazioni annuali o al massimo biennali che non consentono un'adeguata programmazione o investimento, tutto a vantaggio dei lidi privati che invece godono di assegnazioni trentennali. Abbiamo creato una spiaggia accessibile anche ai disabili, vorremmo un nuovo modello senza cabine e senza cemento".

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