PALERMO. Alle 20 Roberto Clemente parla già da uomo libero. Appreso della revoca degli arresti domiciliari, il parlamentare del Pid prova a non commentare. Ma poi annuncia che tornerà all’Ars fin dalla prossima seduta, prevista per il 9 giugno, o anche prima se verranno convocate le commissioni: «Continuerò a fare il lavoro che facevo prima degli arresti, con la stessa coscienza con cui l’ho sempre fatto».
Clemente è uno dei due deputati che è finito agli arresti mercoledì nell’ambito di una inchiesta che ha scoperchiato un voto di scambio che avrebbe condizionato l’esito delle elezioni regionali a Palermo nel 2012. L’altro è Nino Dina (autosospesosi dall’Udc), presidente della commissione Bilancio dell’Ars. Dina ieri ha tenuto il cellulare staccato anche dopo la notizia della liberazione e non ha rilasciato commenti pubblici. La prima cosa che ha fatto quando ha saputo che poteva lasciare la propria abitazione, dove era recluso ai domiciliari, è stata recarsi dall’avvocato Marcello Montalbano.
Clemente invece ha mostrato pubblicamente il proprio sollievo: «Ho fiducia nella magistratura. E per questo motivo non voglio commentare la vicenda. Qualsiasi commento sarebbe sterile».
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