Johann Wolfgang Goethe si fermava a Villa Giulia per leggere Omero. E durante queste passeggiate ammirava arance e limoni che correvano lungo il muro di cinta sul lato del mare. Che era lì a due passi, visto che non era ancora stato costruito il grande viale del Foro Italico. Oggi arance e limoni non ci sono più, sostituiti da oleandri che resistono meglio all’aria salmastra.
«Il primo e unico restauro del verde di Villa Giulia è firmato da GiovanBattista Basile – rivela Francesco Maria Raimondo, direttore dell’Orto Botanico e assessore comunale al Verde - : erano i primi anni dell’800, Villa Giulia era stata costruita trent’anni prima. L’impianto originario a verde fu sistemato da Vincenzo Tineo, che di lì a poco diventerà il primo direttore dell’Orto Botanico, e dal giovane GiovanBattista Basile. Villa Giulia era stata un po’ abbandonata, l’aria salmastra aveva rovinato le spalliere di limoni di cui parla Goethe. Di lì la scelta di sostituirli con platani e oleandri. Da allora, il verde del primo parco pubblico cittadino non verrà più toccato».
Villa Giulia si distingueva per i giardini fioriti, pieni di colori, diversi dall’Orto monumentale, classicamente accademico. Ma la Villa è stata sequestrata e l’Orto è in ottima salute...
«Villa Giulia è stata chiusa perché pericolosa, non per il verde: già qualche mese fa noi avevamo programmato interventi di risistemazione delle bordure, l’espianto dei tronchi più vecchi, di alcune palme e di qualche platano. La nostra buona intenzione di aprire il cancello di collegamento all’Orto Botanico è stata spazzata via dal degrado: magari abbiamo agito senza cognizione di causa, in buona fede e tentando di trovare una soluzione tampone in un momento in cui l’attenzione del pubblico era concentrata sull’Orto Botanico. La speranza era che la struttura accademica facesse da traino per Villa Giulia, per risvegliare l’interesse dei palermitani».
Interesse che oggi è alle stelle, ma in maniera negativa...
«Per deformazione professionale, io guardo sempre prima il verde, e lo avevo trovato in buone condizioni; le piante sopportano bene l’età ma anche loro invecchiano, e Villa Giulia ne ha ospitate molte dell’Orto Botanico. Tra l’altro, c’è un’Araucaria unica, la stiamo ancora studiando, ne conosciamo il genere ma non la specie».
Il verde di Villa Giulia ha quindi bisogno di cure, ma non è rovinato?
«Diciamo che piante a rischio caduta non ce ne sono. E le palme ferite dalla guerra non sono un pericolo. La polizia giudiziaria avrebbe fatto bene a farsi accompagnare da un botanico, magari il giudizio sarebbe stato diverso, anche se loro puntano il dito sulle statue. Devo comunque convenire sugli effetti: non condivido il metodo, ma ben venga, se serve per far camminare più velocemente l’amministrazione che non ha dedicato a Villa Giulia l’attenzione dovuta».
Prima il parco Uditore, ora Villa Giulia. I palermitani stanno perdendo gli spazi verdi?
«Da assessore devo dire che mi sembra troppo. Inviterò il custode giudiziario a riaprire Villa Giulia almeno in parte, una volta terminati gli interventi previsti». Incuria e disattenzione. Di chi è la colpa? «Diciamo pure, cannibalismo dei palermitani: Villa Giulia è stata rovinata e depredata, senza che nessuno dicesse nulla. Purtroppo un giardino storico non può essere affidato solo alle cure di giardinieri che conoscono le piante, ma non la storia e l’architettura e non hanno la sensibilità di professionisti. Ho chiesto al sindaco che per ogni giardino storico ci sia un curatore a tutto tondo. In un giardino, architettura e natura convivono, se manca un elemento, l’altro muore».
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