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Case, auto e barche: sequestro da due milioni tra Palermo e Carini

Sigilli ai beni di tre persone coinvolte in operazioni antimafia

PALERMO. Il Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo ha sequestrato cinque aziende, di cui due operanti nel settore delle costruzioni, due nella fabbricazione di impianti di condizionamento ed un’attività di ristorazione, dieci fabbricati ad uso commerciale, un immobile ad uso abitativo, tutti ubicati tra Palermo e Carini, quattro automezzi, due imbarcazioni, una moto d’acqua e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre due milioni di euro, in esecuzione di tre distinti provvedimenti emessi dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Interessati dal sequestro sono soggetti palermitani. Il primo è un  trentanovenne, Antonino Seranella, ex dipendente di una cooperativa che fornisce servizi sociali, arrestato nel 2013 nell’ambito dell’operazione “Alexander”, con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, in quanto ritenuto soggetto contiguo alla famiglia mafiosa di Palermo “Porta Nuova”, per la quale si occupava delle attività estorsive e di altri reati contro il patrimonio, intrattenendo anche rapporti con esponenti di altri mandamenti mafiosi di Palermo.

L'altro soggetto coinvolto è un imprenditore quarantenne, Giampiero Specchiarello, arrestato nel 2011 con l’accusa di trasferimento fraudolento di valori e reimpiego di capitali illeciti, con l'aggravante di aver favorito “Cosa nostra”. In particolare, secondo le risultanze investigative, l’azienda edile del proposto sarebbe stata finanziata, per la costruzione di alcuni immobili a Carini (PA) e nel quartiere palermitano di Cruillas, con proventi illeciti.  I sequestri eseguiti traggono origine dalle indagini svolte dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo, che hanno rilevato come i redditi dichiarati non fossero sufficienti per giustificare gli acquisti ed investimenti effettuati negli anni. Questa sproporzione ha fatto quindi supporre che i beni ora sequestrati siano stati acquisiti grazie ai guadagni dell’attività criminale.

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