La seconda sezione della Corte d’appello di Palermo ha assolto l'ex direttore generale di Banca Nuova Francesco Maiolini dall'accusa di usura bancaria perchè il fatto non costituisce reato. Maiolini il 18 febbraio 2015 era stato condannato a otto mesi dal Gup Vittorio Anania, sentenza ribaltata in appello col rito abbreviato.
I giudici hanno ritenuto che non ci fosse l’elemento psicologico del reato, la consapevolezza del fatto e la volontà che l’istituto applicasse tassi usurari. In sostanza, con meccanismi tecnici quanto mai complessi come sono quelli che calcolano i tassi di credito e di debito, gli alti dirigenti «possono non sapere». Principio che non era stato applicato a Maiolini in primo grado, e che ha trovato un riscontro nella decisione della seconda sezione della Corte d’appello, presieduta da Fabio Marino.
Il collegio ha accolto le tesi e le richieste del difensore dell’imputato, l’avvocato Lillo Fiorello. Il presupposto è che, perché sia integrata l’ipotesi di usura bancaria, occorre agire con dolo. In appello l’avvocato Fiorello ha ribadito le tesi già sostenute in primo grado, obiettando che il controllo sugli interessi e sulla loro regolarità viene svolto, per conto di Banca Nuova, da una società specializzata e i tassi-soglia non vengono oltrepassati, di regola, grazie alla «cimatura», una revisione automatica. In ogni caso a questi meccanismi e al loro controllo i vertici di Banca Nuova erano estranei.
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