PALERMO. Adesso centinaia di giovani siciliani dicono «Io sono Aldo Naro», ma venerdì notte il povero medico nisseno fu preso e sollevato come un sacco, portato agonizzante fuori dalla discoteca Goa, mentre in tanti facevano finta di non vedere e di non sapere. E continuano a farlo adesso, convocati dai carabinieri che da tre giorni stanno cercando di incastrare l’assassino. Alcuni ragazzi sono rimasti in caserma per ore, da mattina a sera. Si scava anche nel modo dei buttafuori abusivi, gente dal pugno facile, che potrebbe essersi infilata dentro il locale, magari all’insaputa dello stesso titolare, nel momento di massima confusione. Questi personaggi in genere hanno parentele importanti e vengono chiamati «a gettone», solo in certe circostanze.
Di sicuro c’è uno spiegamento investigativo imponente, coordinato dal procuratore di Palermo Franco Lo Voi che si sta interessando in prima persona del caso. Ma i «non so» ed i «non ricordo», continuano ad essere troppi e allora gli interrogatori stanno provando a fare un po’ di chiarezza. Ci sarebbe già una descrizione di massima di chi, con violenza e vigliaccheria, ha sferrato il calcio che ha colpito alla tempia destra la vittima, quando ormai era caduta per terra e non poteva difendersi in alcun modo. Non è un preciso identikit, perchè Naro quando è stato colpito, era circondato da altre persone, in uno spazio ristretto e per giunta poco illuminato.
Le immagini hanno ripreso solo in parte la scena ed hanno inquadrato uno dei privè del Goa quando ancora non si era scatenata la zuffa. Si notano una ventina di giovani, alcuni seduti, altri di spalle, in uno spazio di pochi metri quadrati. Una testimonianza, da sola, non basta a chiudere il cerchio. Ci vogliono altri particolari, dichiarazioni convergenti, particolari in grado di reggere il successivo vaglio dei giudici.
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