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Ancora in crescita i nuovi poveri, la Caritas di Palermo raddoppia l’acquisto di cibo

Il 61% degli assistiti è costituito da stranieri, il 38% da italiani. Molti hanno perso il lavoro o non riescono più a sostenere le spese

PALERMO. I numeri parlano chiaro. Le famiglie che si rivolgono ai centri di ascolto della Caritas aumentano sempre più. Cresce in maniera esponenziale il numero di persone che ogni giorno si rivolgono alla Caritas e a tutti i centri di carità e di accoglienza della città, per mangiare o per pagare l'affitto di casa o le bollette della luce. Sono dati allarmanti quelli che arrivano da Don Vincenzo Cosentino, direttore dell'Ufficio regionale per la Carità della CESI e delegato regionale Caritas.


Quali sono don Cosentino, i dati che fotografano la situazione di povertà in Sicilia e a Palermo negli ultimi anni?
«Nel 2007 gli utenti dei nostri centri d'ascolto era pari al 6%. Nel 2014 la percentuale delle persone che chiedono aiuto alla Caritas è salita al 14,8%. Questo significa che il numero delle persone in difficoltà è più che raddoppiato. Se la famiglia è composta da un immigrato e da un italiano la percentuale sale al 24,9%. Se sono famiglie straniere si arriva anche al 37,3%».
A livello globale quanti sono gli immigrati e quanti gli italiani che si rivolgono alla Caritas ogni giorno?
«Il 61% degli utenti è costituito da persone straniere, il 38% da italiani».
Dunque non si rivolgono alla Caritas solo gli immigrati come accadeva in passato, ma anche tanti italiani, magari gente che ha sempre avuto una casa, un lavoro, una vita «normale» e che improvvisamente si ritrova a non poter più andare avanti?
«Oggi ci sono tanti nuovi poveri. Non si rivolgono più alla Caritas solo gli immigrati che provengono da altri paesi ma anche tanti italiani che perdono il lavoro e all'improvviso si trovano in condizioni di povertà disperate. Tanti senza lavoro si rivolgono alla Caritas perché non possono più pagare il mutuo. La Chiesa è presente e sta cercando con i mezzi che ha di andare incontro a queste persone in tutti i modi, aiutandole ma non calpestando la loro dignità».

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