PALERMO. “La fila che c’è davanti all’ufficio Tributi in via Lincoln è fonte di corruzione. Nell’era informatica è inconcepibile che nei giorni di ricevimento ci siano centinaia di contribuenti in attesa per chiarire la propria posizione. Mi hanno messo all’ufficio Tributi con l’incarico di dirigente all’Innovazione tecnologica solo che non sono dopo un mese e mezzo in condizioni di controllare nulla. Non avevano una stanza. Mi hanno dato un funzionario e quattro impiegati per una mole di lavoro davvero gravosa. Non ho neppure le password per accedere ai sistemi informatici e non posso di fatto controllare il lavoro che svolgono i settori Tares, Tasi e Tosap”.
Lo dice Gabriele Marchese, ex capo di Gabinetto al Comune di Palermo che dopo l’incarico di dirigente ai servizi cimiteriali, in piena inchiesta dopo gli arresti di ieri del funzionario Carmelo Pagano, e dei dipendenti Gaspare Tantillo, Antonio Borsellino e Ida Ardizzone, era stato mandato in via Lincoln per cercare di mettere ordine nell’ufficio.
“Nell’era delle mail la coda che c’è davanti l’ufficio è inconcepibile – aggiunge –. Sto qui da un mese e mezzo. C’è il politico che porta l’amico su per sbrigare la pratica. I contribuenti che vengono avvicinati da persone che prospettano metodi per aggirare la coda. Amici degli amici. Basta non se ne può più. Si utilizzino i Caf, la mail tutto per fare venire in ufficio le persone che si possono ricevere. Quello che succede adesso è fonte di corruzione. Lo ribadisco. Il sistema "Pagano" oggi si può replicare. Del resto il sistema di corruzione era stato scoperto tra il 1999 e il 2000, quando fu arrestato un funzionario che ha patteggiato la pena”.
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