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Formazione professionale, corsi fermi: rischio dispersione per 2 mila studenti

I corsi sono i cosiddetti Oif che prevedono tre anni di formazione obbligatoria opzionale rispetto alla scuola tradizionale, dopo la scuola media

PALERMO. C’è l’ultimo anno dei corsi che doveva iniziare nell’ottobre 2013 ma ancora è al palo. Ma c’è anche il primo anno del nuovo triennio che dovrebbe iniziare il prossimo mese ma ancora, dicono enti e sindacati, non si sa nulla. A rischio dispersione scolastica ci sono almeno duemila allievi e 1.400 docenti che operano nella filiera della formazione relativa all’obbligo scolastico, molti dei quali con ritardi nel pagamento degli stipendi che arrivano fino a due anni.

Oggi è prevista una riunione in assessorato tra il dirigente generale della Formazione, Gianni Silvia e le associazioni degli enti per fare un punto sulla situazione del settore.

In pratica ogni studente minorenne che deve rispettare l’obbligo scolastico può scegliere di farlo in un tradizionale istituto o presso un ente di formazione convenzionato con la Regione. I corsi hanno durata triennale: “L’ultimo anno del triennio relativo al 2013-2014 – spiega Giuseppe Raimondi della Uil Scuola – doveva partire lo scorso anno. Il provvedimento è stato firmato da poco ma chiedono agli enti di rispettare lo stesso numero di allievi iscritti in precedenza. Ma i ritardi cumulati comportano variazioni nelle classi”.

Il settore vede protagonisti gli enti di estrazione religiosa, dai salesiani del Cnos Fap e Ciofs all’Endo Fap Don Orione. Alcuni di questi enti aderiscono al Confap, che ha fornito alcuni numeri sugli allievi iscritti: solo per le associazioni aderenti, al terzo anno ci sono 954 allievi iscritti mentre per l’anno che deve ancora cominciare ce ne sono 1.380 in attesa dell’avvio dei corsi.

“Sono quasi duemila allievi – dice ancora Raimondi – a rischio altissimo di dispersione scolastica. In Italia la quota più consistente di abbandoni nella popolazione tra i 18 e i 24 anni si realizza in Sicilia e Sardegna con percentuali del 25 per cento. E i numeri dicono che in Sicilia, di questi duemila allievi, abbiamo il rischio che l’80% decida di lasciare”.

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