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Depistaggio Borsellino, ultimo ciak per Aurelio Grimaldi: «Racconto fatti, non svelo misteri»

Concluse le riprese, che si sono svolte fra Palermo, Termini Imerese, Ciminna e Gangi

David Coco nel ruolo del giudice Borsellino

Concluse le riprese del nuovo film di Aurelio Grimaldi, Depistaggio Borsellino. L’ultimo ciak ieri alle 13 dopo cinque settimane di riprese, che si sono svolte fra Palermo, Termini Imerese, Ciminna e Gangi.

«Un film, che vuole raccontare i fatti e non svelare misteri», afferma il regista sul set. Un cast di ottimo livello con David Coco nel ruolo di protagonista . «Interpretare il giudice Borsellino non è stato facile, ma mi ha regalato emozioni infinite», dice Coco. Tra gli attori più noti, che fanno parte del cast scelto da Grimaldi, Nino Frassica nel ruolo di Gaspare Mutolo, Tony Sperandeo nel ruolo centrale di Arnaldo La Barbera, Vittorio Magazzù nel ruolo di Vincenzo Scarantino, Paride Benassai nel ruolo di Gaspare Spatuzza, Guia Jelo e Lucia Sardo.

Nel film c’è anche autobiografia, ha svelato sul set di chiusura il regista siciliano. Artisti di primo piano uniti in un solo film, che già anticipano come sarà la pellicola agli occhi degli spettatori. L’idea del film nel regista nasce quando David Coco, che ha impersonato Piersanti Mattarella nel suo film Il delitto Mattarella, lo ha invitato a una serata dedicata al caso Borsellino, organizzata dall’allora presidente della commissione antimafia regionale Claudio Fava, e con alcuni attori, compreso David, che leggevano e interpretano testimonianze di soggetti, inclusi mafiosi, magistrati e familiari, raccolte dalla commissione antimafia. Da quel giorno lo studio sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992 dove Paolo Borsellino venne ucciso, con la sua scorta sotto la casa della sorella e della anziana madre è stato incessante. Diversi gli incontri con Fava e poi con Fiammetta Borsellino. Lo studio delle carte è stato continuo e complesso. Importante la collaborazione, oltre che dei figli del giudice ucciso, del procuratore Sergio Lari e dell’avvocato Fabio Trizzino.

«Questa era una storia stimolante da raccontare - spiega Grimaldi -. Ho studiato e letto tantissime carte e documenti. Ho da sempre amato la lettura. È strano parlare di fatti accaduti 32 anni fa con protagonisti morti come La Barbera e Tinebra e colpevoli, che godono della prescrizione. Ai giovani, invece, dico di credere nello Stato di diritto ed essere antifascisti. Senza libertà la vita non vale nulla. I giovani devono cambiare la magistratura inefficiente e per farlo serve motivazione». Per Coco è stata una grande emozione e un privilegio interpretare il magistrato Paolo Borsellino. Il giovane Vittorio Magazzù, invece, racconta, che non conosceva la storia della strage di via D’Amelio. «Oggi sono consapevole e grazie ad Aurelio Grimaldi sono entrato nella storia e nella sua narrazione».

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