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Costanza Quatriglio a Berlino apre «Il cassetto segreto» del padre Giuseppe, firma storica del Giornale di Sicilia

Nella sezione Forum del Festival il film omaggio della regista palermitana, che tira fuori dagli archivi la voce di Carlo Levi, i ricordi di Jean Paul Sartre, la stretta amicizia con Leonardo Sciascia. E poi le foto di Anna Magnani, Cary Grant e Ingrid Bergman

Giuseppe Quatriglio

Fin dentro la memoria di un padre che non c’è più. Questa l’operazione che fa la regista palermitana Costanza Quatriglio nel film documentario Il cassetto segreto, che passa oggi alla 74/a edizione del Festival di Berlino nella sezione Forum.

Nel gennaio 2022 la regista torna nella casa dov’è cresciuta, chiusa da tempo, e apre le porte ad archivisti e bibliotecari per donare alla Regione Siciliana l’universo di conoscenza appartenuto al padre giornalista. Sono la biblioteca e l’archivio di Giuseppe Quatriglio (nella foto), firma storica del Giornale di Sicilia e di altre importanti testate, scrittore, saggista e amico di uomini di cultura del Novecento. Comincia così un viaggio sentimentale attraverso fotografie, bobine 8mm, registrazioni sonore realizzate dal padre dagli anni ‘40 in poi in Europa e nel mondo, e le riprese effettuate dalla regista tra il 2010 e il 2011 con lui quasi novantenne.

Memoria personale e collettiva si mescolano in un dialogo tra presenza e assenza. Al centro di tutto Palermo e la Sicilia, con la loro storia e la loro cultura, punto di osservazione del mondo da parte di Giuseppe Quatriglio. «Non è stato affatto doloroso questo lavoro - dice all’Ansa la regista - ma ha prodotto in me grande gioia. Mi sono ritrovata immersa in un mondo che era il mio mondo da bambina, a riscoprire parti di una storia che avevo vissuto. Un lavoro di archivio è un po' come la vita, pieno di fiumiciattoli e rivoli di ogni tipo. E poi forse in questa operazione c’era un desiderio, probabilmente inconscio, ovvero quello di continuare quell’opera che avevo già fatto dieci anni prima, nel 2010, quando avevo fatto delle riprese di mio padre a novant’anni per farlo parlare, raccontare».

Un cassetto dai cui escono inaspettati la voce di Carlo Levi, i ricordi di Jean Paul Sartre, la stretta amicizia con Leonardo Sciascia. E poi le foto di Anna Magnani, Cary Grant e Ingrid Bergman, l’autoscatto mancato con Enrico Fermi, quel disegno di Renato Guttuso e i pomeriggi con il poeta Ignazio Buttitta. Ma anche il terremoto del Belice e il muro di Berlino, la Parigi e l’America degli anni Cinquanta.

Ha scoperto qualcosa in più di suo padre? «Sicuramente ho scoperto un’attenzione e una straordinaria meticolosità nel definire e nominare le cose. Non c’era un foglio di carta che non fosse catalogato, datato. Che mio padre fosse estremamente puntuale in tutto lo sapevo già, ma non così bene. E poi in lui c’era una sorta di multimedialità analogica ante litteram, ovvero per fare un solo esempio i suoi libri erano pieni di altre cose, altri mondi, come fotografie, negativi e lettere».
Nel futuro di Costanza Quatriglio, che esordisce con il pluripremiato L’isola al Festival di Cannes nel 2003 ed è autrice di Con il fiato sospeso e Terramatta? «Molte cose, tutte di finzione, tra cui una storia d’amore».

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