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Il Palermo senza identità, il 3-5-2 ancora non paga

A Reggio Emilia sono emersi tutti i limiti: pochissime idee, difficoltà sulle corsie e scarsa intensità. Con il Pisa serve altro

Brunori(Foto Tullio Puglia)

Le due vittorie con cui era iniziato il 2025 sembravano aver fugato ogni dubbio, ma sono bastati i 90’ con la Reggiana a far ripiombare il Palermo nel buio e negli interrogativi: la sconfitta al Città del Tricolore ha infatti sparigliato ogni certezza sull’identità di squadra ed evidenziato una volta di più l’urgenza di interventi sul mercato per apportare miglioramenti e aggiungere imprevedibilità.
Dionisi aveva provato a mettere una pezza alle lacune tattiche dei primi mesi di campionato passando al 3-5-2: una mossa che sembrava aver funzionato contro Modena e Juve Stabia, portando in dote 6 punti ai rosa senza però cancellare i dubbi sulla tenuta nel prosieguo della stagione; l’attacco infatti continuava a vivere di lampi isolati piuttosto che di meccanismi ben assemblati, mentre la difesa nonostante lo zero alla voce gol subiti manifestava sempre qualche imperfezione di troppo in movimenti e giocate. Tali lacune sono venute a galla contro la Reggiana: l’arbitraggio «casalingo» di Marchetti e il gioco troppo spezzettato chiamato in causa dal tecnico non hanno certo aiutato, ma sarebbe troppo facile ridurre la sconfitta del Palermo esclusivamente a questi elementi.

Sul piano tattico è apparsa evidente la scollatura tra reparti: pochissime ripartenze, distanza tra un giocatore e l’altro, avversari che sembravano andare al doppio della velocità; quest’ultimo aspetto è emerso soprattutto a centrocampo, dove le scorribande di Sersanti, Portanova e Vergara hanno fatto girare la testa ai rosa. Il 2-1, su cui Dionisi si è a lungo soffermato nel post gara, è il manifesto di tale mancanza di equilibrio: un lancio partito dalla linea mediana ha infatti scavalcato la difesa e raggiunto Sersanti, capace di prendere il tempo a Baniya e Pierozzi e battere Sirigu con un diagonale non irresistibile. La prestazione da dimenticare del numero 27 solleva nuovamente la questione degli esterni a tutta fascia: i suoi movimenti da un lato all’altro del campo, così come quelli di Lund, spesso non sono stati supportati dai compagni e si sono conclusi quasi sempre con cross raccolti agevolmente dai centrali della Reggiana; in più i continui raddoppi di marcatura dei granata hanno portato più volte il Palermo a perdere palla a ridosso della propria area, come testimonia il calcio d’angolo regalato da cui poi è scaturito l’1-0 di Lucchesi.
Altro tema determinante per la sconfitta è quello legato alle scelte di formazione, sia dal primo minuto sia in corso d’opera: Dionisi ha scelto di premiare Vasic con un posto da titolare dopo la giocata che contro la Juve Stabia aveva permesso ai rosa di vincere, ma l’ex Padova è apparso ancora una volta confusionario e poco propenso alla fase difensiva; la rinuncia a Segre ha inevitabilmente tolto alla squadra certezze nella gestione di determinati meccanismi che contro Modena e Juve Stabia, con il vicecapitano in campo, avevano funzionato.

Altrettanto controversa la gestione dei cambi, sia per la decisione di rimanere con il 3-5-2 nonostante lo svantaggio sia per la scelta delle pedine da impiegare: il tecnico ha sostituito all’ora di gioco due centrocampisti, Gomes e Vasic, per due pari ruolo, Verre e Segre; a un quarto d’ora dalla fine ha operato altri due cambi, uno sulla fascia destra con Diakité per Pierozzi e uno in attacco con Henry per Le Douaron; infine, a ridosso del recupero, Ranocchia ha lasciato spazio a Saric. Niente Di Francesco e niente Blin (unico della mediana a non aver visto campo), nonostante i proclami sulla necessità di dargli spazio dopo l’infortunio: al di là dell’apporto quasi zero dei subentrati, il mancato passaggio a un modulo più offensivo non ha minimamente scalfito le certezze della Reggiana, che ormai aveva preso le misure ai rosa; in più la sostituzione di Le Douaron ha portato a rinunciare al giocatore più mobile e pericoloso tra gli undici in campo, mentre l’opzione Saric come jolly per gli ultimi minuti difficilmente può avere una logica ben determinata.

Ora servono risposte immediate nel difficilissimo impegno con il Pisa: un successo brillante potrebbe restituire quelle certezze tattiche che al Città del Tricolore sono venute meno, altrimenti si aprirebbe ancora più convintamente il dibattito che ormai accompagna il Palermo da inizio stagione su un’identità che proprio non vuole venire fuori.

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