Del Palermo è stato tutto: giovane dei pulcini, calciatore della prima squadra, responsabile del settore giovanile e direttore sportivo. Leandro Rinaudo rappresenta un pezzo di storia dei colori rosanero. Nelle ultime due stagioni, prima di quella attuale, ha ricoperto il ruolo di ds del club di viale del Fante: nella prima ha sfiorato i play-off da neopromossa e, poi, pochi mesi fa li ha centrati con un sesto posto, venendo poi eliminata dal Venezia in semifinale. Adesso ha assistito ad una scena simile a quella che ha vissuto lui l’estate scorsa.
Rinaudo, il Palermo ha cambiato dopo appena sei mesi il direttore sportivo De Sanctis, che l’aveva sostituito alla scadenza del suo precedente contratto con il Palermo. Adesso è arrivato Osti. Che direttore sportivo è?
«Con Carlo c’è un ottimo rapporto, lo considero un amico, c’è sempre stata stima reciproca. È una persona perbene, equilibrata e intelligente anche sotto il punto di vista culturale. Credo che possa dare un contributo importante in questo momento così delicato al Palermo, data la sua grande esperienza».
Cosa può portare il cambio di un direttore sportivo?
«Non si può pensare di dare tutta la responsabilità a lui per sistemare le cose. Qualcosa che è andata male, molto male, c’è stata. Le responsabilità non possono essere date ad una persona che è subentrata, ma allo stesso tempo dico anche che non possono essere date alla persona, in questo caso De Sanctis, che è stato esonerato dopo così poco tempo. Troppo semplice in questo modo».
Tra le motivazioni dell’esonero di De Sanctis ci sarebbe anche quella relativa alla gestione. Lei conosce bene il gruppo, che idea si è fatto?
«Nei miei due anni di gestione ho sempre avuto un atteggiamento autoritario per il mio ruolo, ma allo stesso tempo ho sempre rispettato e messo nelle condizioni giuste i giocatori di poter fare il proprio lavoro, tant’è che continua ad esserci da parte loro stima nei miei confronti. Nel calcio ci vuole bastone e carota, ma soprattutto, ci vuole una cosa, la credibilità e quando quella viene un po’ a mancare cade tutto il castello».
Tra i casi più spinosi c’è quello di Brunori...
«Per me Brunori andava assolutamente venduto quest’estate. Credo che non ci stato il coraggio di venderlo e sostituirlo con un altro giocatore altrettanto importante, o addirittura ancora più importante, per poter vincere il campionato dato che l’obiettivo dichiarato è sempre stato quello».
A suo avviso sul mercato quali sono le urgenze maggiori?
«Prima del mercato bisogna creare un po’ più un’identità, avere una linea che secondo me non si sta vedendo. Vedo un bel po’ di confusione, credo sia determinante portare un po’ di equilibrio e serenità, questo credo che Osti possa farlo. Per il resto non mi piace parlare di giocatori perché sennò la colpa è sempre loro, degli allenatori e dei direttori sportivi. Bisogna mettere un po’ di ordine, perché di ordine ce n’è poco».
I tifosi in questo momento sono molto scoraggiati. Si aspettava una contestazione così forte?
«Sinceramente no. Nella mia gestione abbiamo attraversato anche qualche momento poco positivo, ma non si è mai arrivato a tutto questo perché c’è sempre stato equilibrio e c’è stata gestione, anche grazie alla capacità mia e di Corini di conoscere il territorio, oltre al grande amore per questa piazza. La gente in alcuni momenti ha criticato, com’era giusto che fosse, ma allo stesso tempo ha visto un senso di amore da parte mia, per l’essere palermitano e perché ci ho sempre messo faccia, sono sempre stato vicino a chi ha lavorato con me. Sono molto orgoglioso del lavoro fatto nei due anni e adesso gli do ancora più valore».
Cosa vede nel futuro del Palermo nei prossimi sei mesi?
«Sassuolo, Pisa e Spezia stanno dimostrando di essere più completi e continui, mentre per quanto riguarda i play-off mi sembra ci sia opportunità per tutti rispetto agli anni precedenti. Basta guardare che ai play-off al momento ci sono delle neopromosse come Juve Stabia e Carrarese, poi Cesena e Mantova sono lì vicine. Questo fa capire che è molto più semplice quest’anno rispetto ai precedenti. Il Palermo deve trovare continuità, dare importanza alla classifica sopra, perché l’obiettivo è andare in Serie A, ma allo stesso tempo essere ben attento e umile a quelli che ti stanno dietro, dove il livello si è alzato».
Crede nella Serie A del Palermo?
«Nella vita tutto è possibile, ma allo stesso tempo bisogna essere realisti. Penso che il quarto posto sia possibile, questo può essere un obiettivo per poi affrontare i play-off in un certo modo e magari creare l’entusiasmo che solo Palermo sa creare per trascinare la squadra. Continuo sempre ad essere molto affezionato e tifoso del Palermo e mi auguro assolutamente che il Palermo possa risollevarsi da questa situazione molto negativa».
Alla lunga, invece, dove può arrivare?
«Sono strasicuro che il Palermo andrà in A. Mi sembra anche scontato. La proprietà di soldi ne ha messi tanti e continuerà sicuramente a metterne perché l’obiettivo è portare il Palermo inSerie A. L’unica domanda che mi faccio è “in quanti anni il Palermo andrà in Serie A?”. Perché se ci andrà tra 4, 5 o 6 anni sarebbe un problema».
E nel suo di futuro cosa c’è?
«Aspetto la la chiamata giusta. Nel frattempo mi aggiorno a 360 gradi».
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