
Anche stavolta si è assunto, quantomeno in gran parte, le responsabilità per l’ennesima delusione stagionale, ma rispetto alle altre volte le ombre che si stanno allungando su di lui sono significative: la sconfitta con il Catanzaro ha certificato come Dionisi sia un po’ più solo, additato dal pubblico come uno dei due responsabili (l’altro è il ds De Sanctis) del disastro della stagione corrente e autore di una serie di scelte tattiche che non hanno pagato; la sua posizione rimane abbastanza salda sulla panchina rosanero, ma se l’anno non si chiuderà con una reazione (sia emotiva sia nei risultati) il 2025 potrebbe anche aprirsi con qualche scossone.
Il tecnico, chiamato in estate a dare una svolta dopo il sesto posto del 2023/24 e l’eliminazione in semifinale play-off, ha vinto appena 5 partite su 17 in Serie B. Domenica il Palermo ha ripetuto un copione visto e rivisto, con una supremazia territoriale evidente che non è andata oltre il momentaneo pareggio di Nikolaou: i rosa giocavano, gli avversari concretizzavano e l’1-2 finale ha messo per l’ennesima volta a nudo i limiti di un organico in estrema difficoltà sul piano sia tattico sia psicologico.
Nel postpartita Dionisi è apparso piuttosto provato: da un lato l’amarezza per l’ennesima delusione nonostante una prestazione di buon livello, dall’altro la rabbia per gli esperimenti che si sono rivelati infruttuosi. L’infortunio di Diakité in settimana, con contemporanea indisponibilità di Pierozzi, è stato la chiave di volta per le scelte di formazione: il tecnico ha optato per un cambio di modulo, passando dal 4-3-3 al 4-4-2 con gli esterni di centrocampo chiamati ad alzarsi sulla linea degli attaccanti in fase di possesso e ad abbassarsi quasi a ridosso della difesa in fase di non possesso. A fare la differenza in negativo è stato l’apporto pressoché nullo dei terzini alla manovra offensiva: Lund ha confermato di essere in una spirale involutiva apparentemente senza uscita, mentre Nedelcearu è stato schierato largo a destra dopo aver sempre agito da centrale nei precedenti due anni e mezzo in rosanero.
Una simile decisione sconfessa ulteriormente la scelta estiva di non cedere Buttaro e Peda, a più riprese sul piede di partenza e rimasti a Palermo dopo un buon precampionato. Il numero 25 occupa il ruolo di terzino destro (o quinto di centrocampo) fin dal suo arrivo in rosanero nel 2021, eppure Dionisi non lo ha preso in considerazione nemmeno in assenza dei due interpreti di maggior livello su quella corsia; il polacco doveva essere il jolly in rampa di lancio su cui puntare al centro o sulla fascia, ma dopo alcune prestazioni mediocri è sparito dai radar.
Altrettanto azzardate le scelte in corso d’opera, con il risultato ancora fermo sull’1-1. I primi cambi hanno coinvolto la coppia d’attacco a metà ripresa; poi altre due sostituzioni ruolo per ruolo, con Baniya per Nikolaou e Gomes per Ranocchia a 10’ dalla fine; per concludere, con il Catanzaro avanti 2-1, Verre ha preso il posto di Di Francesco al minuto 86. L’ex Sampdoria è stato il grande escluso dalla formazione iniziale, sacrificato sull’altare degli esperimenti: eppure la sua qualità poteva essere un’arma in più per rompere prima l’equilibrio, così come l’estro di Vasic che nelle quattro partite precedenti aveva sempre giocato uno spezzone.
Per tenersi il Palermo Dionisi sarà chiamato a tirarlo fuori dall’attuale pantano nel minor tempo possibile, ma in questo senso l’incrocio con il Sassuolo è il peggiore che gli potesse capitare. Al di là delle scelte di formazione, il tecnico dovrà in primis dimostrare che l’ambiente è ancora con lui: la sfiducia dei tifosi si è palesata durante la partita con cori poco amichevoli, mentre alla domanda se si sentisse ancora seguito dai giocatori ha risposto che sarebbe spettato direttamente a loro esprimersi (ma nessuno di loro si è fermato con i giornalisti a gara finita, situazione decisamente inusuale in casa Palermo).
L’unica che al momento ha fatto quadrato attorno a Dionisi è la società, ma non sarà una difesa a oltranza se non verrà accompagnata dalla risalita in classifica dei rosa: al termine del campionato mancano ancora 21 partite e ad oggi è impossibile prefigurare qualsiasi scenario, di certo la distanza dal vertice è talmente ampia che nemmeno un miracolo sportivo potrà colmarla.

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