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Baniya: «Il Palermo è forte, dobbiamo solo sbloccarci»

L’italo-turco si confessa: «Con la Samp è mancato il cinismo, ma guai ad abbattersi. Io ci credo ancora nell’obiettivo, lo stesso vale per gli altri»

Rayyan Baniya
Rayyan Baniya

Sei presenze, di cui cinque da titolare, per un ragazzo arrivato in punta di piedi e che con il passare delle settimane è riuscito a farsi apprezzare dal tecnico Dionisi, che in lui vede le caratteristiche giuste per affrontare un campionato difficile come quello della Serie B. Con spontaneità e simpatia, Rayyan Baniya si racconta a 360 gradi, parlando di obiettivi, sogni affrontando anche la difficile realtà del campo.

Iniziamo dall’ultima partita con la Samp. Non è la prima volta che il Palermo fa questo tipo di prestazione, ottima da un punto di vista del gioco e carente dal punto di vista del risultato. Come si spiega questo problema?

«Contro la Sampdoria ci sono stati ottimi segnali da parte della squadra perché comunque dominare una squadra come quella non è una cosa scontata: abbiamo fatto più di venti tiri e loro ne hanno fatti solo due. Abbiamo creato tante azioni. Abbiamo subito poco. Ciò che ci manca è il cinismo sotto porta, questo è sotto gli occhi di tutti. Però anche questa è una cosa che che si migliora con gli allenamenti Bisogna essere più concentrati quando si è lì. Non bisogna abbattersi, bisogna veramente pensare come una squadra. Peccato per il pareggio, siamo molto amareggiati, perché l’intento di tutti era quello di vincere. Però il calcio è anche questo. Purtroppo non va sempre come come ci si aspetta. Adesso domenica abbiamo un’altra partita sempre in casa, con l’aiuto e l’appoggio del pubblico contro una squadra come lo Spezia saremo ancora motivati».

Da un punto di vista mentale lei sembra sempre sul pezzo, uno che riesce a trovare motivazioni a prescindere da come vanno le partite. Sotto questo punto di vista lei è da esempio, da stimolo ai suoi compagni? Si sente un trascinatore?

«Sì, io mentalmente mi reputo abbastanza forte. Sono sempre stato così. Il mio carattere è questo e cerco anche di trasmetterlo in campo ai miei compagni. Ovviamente nel calcio come nel nella vita ognuno ha il proprio carattere. L’obiettivo è quello di creare un carattere forte di squadra, di collettivo, che serva a superare i momenti difficili tutti insieme e a rimanere sul pezzo anche quando magari la partita sembra chiusa. Non devi mai mollare, perdere la concentrazione, insomma».

A proposito di questo, il gol contro la Samp è arrivato per un errore del suo compagno di reparto Nikolaou. Ha parlato con lui, anche in campo stesso dopo l’errore, per cercare di incoraggiarlo. E, in generale, come si trova con lui?

«Con Nikolaou mi trovo assolutamente bene, sia in campo, ma proprio come persona. Abbiamo un ottimo rapporto. D’altronde, come tutti gli altri compagni perché siamo veramente un bel gruppo, fatto di gente che ha tanta voglia di fare bene. Purtroppo nel calcio ci sono pure gli errori. Capita di sbagliare, impossibile fare una partita senza farlo. Però, come ho detto prima, si va di collettivo. Nel senso, uno sbaglia? Sbagliano tutti. Andiamo avanti per questa strada, imparando dai nostri errori. E dico nostri perché appunto dobbiamo pensare come squadra».

Lei è arrivato a Palermo e ha colto il calore del pubblico, anche se spesso siete usciti tra i fischi a causa dei risultati negativi. C’è un messaggio che vuole lanciare ai tifosi?

«Io parlo a nome della squadra e ai tifosi mi sento di dire di continuare come stanno facendo perché sentiamo il loro supporto. Ovviamente capiamo il malumore: come c’è per loro, c’è anche per noi. Perché tutti vogliono vincere, soprattutto noi. Anche negli allenamenti, eh. In allenamento non ci vede nessuno, ma noi siamo sempre lì, che sudiamo, che fatichiamo, perché veramente vogliamo questa vittoria a tutti i costi. Il malumore è normale perché tutti vogliono la vittoria e ovviamente deve essere trasformato in energia positiva anche se non è facile. Il Palermo è un club storico, abituato alla vittoria. Per cui capisco i tifosi, ma chiedo a nome della squadra di continuare a sostenerci come sta facendo».

Ci credete ancora in un obiettivo ambizioso per questo campionato, nonostante il maxi distacco dalle prime tre posizioni?

«Io ci credo, perché sono fatto così. Finché una cosa non è chiusa, io ci credo sempre. E ovviamente dobbiamo continuare a fare il nostro meglio e non dobbiamo fissarci troppo su quella cosa lì. Dobbiamo pensare partita dopo partita. Adesso arriva lo Spezia, pensiamo solo a questa partita. Poi, chiuso questo capitolo, sotto con l’altra. Dobbiamo andare avanti così, bisogna pensare domenica dopo domenica».

Lei ha trovato tanta concorrenza nel suo reparto e si è preso il posto da titolare nonostante la presenza, per esempio, di Lucioni. È una cosa che si aspettava?

«Sì, io sono arrivato molto carico. Era la fine del mercato e ho trovato subito i ragazzi determinati. I difensori sono molto bravi. A me la competizione è piace molto, mi dà anche molta motivazione nel fare meglio negli allenamenti. Con Dionisi ho un grandissimo rapporto. Ci avevo parlato anche prima di venire qui, io credo molto nelle mie caratteristiche e nelle mie qualità e provo ad esprimere al meglio in campo, che sia allenamento, che sia partita. Poi sta al tecnico decidere chi schierare da titolare. Io so di essere forte e non lo dico in modo arrogante. È una cosa proprio in cui credo».

Qual è la giornata di Baniya a Palermo fuori dal campo? Quali sono i suoi hobby? Le piacciono la città e il cibo?

«Palermo mi piace molto. La cosa che mi piace di più è la temperatura. È incredibile che a fine novembre c’è ancora la gente che va al mare. Il sole e il clima sono le cose di cui mi sono innamorato. Sugli altri aspetti è una città che mi piace molto, perché è storica. Ho avuto la possibilità di andare in centro, a fare dei giri e ho apprezzato la bellezza. Poi la gente è molto cordiale e disponibile. Vivo più Mondello che a Palermo, si sta bene, è piccolina ma c’è tutto quello che serve. Sono una persona molto semplice. Sono un appassionato di Playstation, mi faccio delle passeggiate tranquille con la mia famiglia e basta».

Differenza tra la Serie B e il campionato turco?

«Il campionato turco ha molta più intensità e anche qualità direi. Poi è da un paio d’anni che tanti top player si sono spostati in Turchia e quindi hanno alzaro il livello del campionato. Ma nulla toglie alla Serie B che è un campionato molto difficile. Non c’è mai una squadra che domina, sono tutte lì vicino. È un campionato che si basa soprattutto sull’aspetto fisico, poi magari tanti campi non sono in perfette condizioni e questo compromette qualcosa. Ma mi sono abituato subito, poi in Italia ci ho sempre giocato e conosco le dinamiche e il modo in cui si lavora».
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