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Palermo, un bilancio con tante ombre per Di Francesco: solo 5 reti da quando è arrivato

L'ultimo gol lo ha realizzato contro il Brescia lo scorso marzo

Federico Di Francesco

La generosità è una delle doti più richieste in un calciatore, ma non può bastare se si viene chiamati a svolgere il ruolo di leader tecnici, specialmente in una realtà ambiziosa come il Palermo. Quando alla fine della sessione estiva di mercato dell’anno scorso Di Francesco era arrivato dal Lecce come fiore all’occhiello della campagna acquisti, ci si attendeva un giocatore in grado di incidere fin da subito e trascinare i rosa verso la Serie A con gol e leadership. A oltre un anno dal suo arrivo il bilancio in Sicilia del numero 17 è fatto di pochi alti e tanti bassi, con il rendimento del Palermo inevitabilmente condizionato da tale altalena.

Il curriculum realizzativo con cui Di Francesco si era presentato in rosanero difficilmente lasciava presupporre un impatto devastante, ma 5 reti in 15 mesi sono davvero poche. L’ultima marcatura, tolte le amichevoli estive (a segno contro Monza e Leicester), è quella del 2 marzo a Brescia (gara persa dal Palermo e in cui il figlio di Eusebio realizzò anche un autogol), dopodiché l’unica casella aggiornata è quella degli assist: nel 2024/25 sono già cinque, ma due di questi sono arrivati in modo totalmente fortuito contro Juve Stabia (palla sfiorata di testa per l’inserimento vincente di Segre) e Reggiana (suo l’ultimo tocco dopo un batti e ribatti trasformato in oro da Gomes); in generale l’ex Lecce è sembrato spesso uscire dalla partita, per poi comunque rientrarvi con un passaggio vincente.

Nelle ultime settimane Dionisi ha messo più d’una volta in dubbio il suo posto nell’undici iniziale: a Mantova e Frosinone gli è stato preferito Di Mariano, che comunque ha inciso poco, mentre per ora non hanno avuto sviluppo le opzioni Appuah e Le Douaron come esterni a sinistra nel tridente. Il segnale è comunque chiaro ed è in linea con quanto avvenuto con gli altri giocatori più rappresentativi (Brunori e Ranocchia su tutti): gioca chi dà gli spunti più interessanti in allenamento, gli altri devono inseguire per scalare la gerarchia anche quando, come nel caso Di Francesco, vantano 158 presenze in A (solo Sirigu nell’organico rosanero ne conta di più con 248).

Finora l’esperienza di lungo corso in massima serie si è rivelata un boomerang: nonostante il numero 17 abbia comunque un numero significativo di presenze in cadetteria (65), si tratta comunque di due campionati che richiedono approcci completamente diversi. In più la collocazione tattica non lo ha aiutato: Di Francesco ha sempre giocato largo a sinistra, tanto nel 4-3-3 quanto nel 4-2-3-1, proponendo un gioco in cui tendeva ad andare molto verso la fascia e poco verso la porta. L’ulteriore involuzione in zona gol della stagione corrente emerge anche dal conto dei tiri: i tentativi dell’ex Lecce sono appena dieci e solo in quattro casi ha centrato lo specchio, incluso l’errore madornale a tempo scaduto contro la Salernitana.

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