Che il nuovo corso rosanero voglia imprimere un taglio netto con il passato appare ormai evidente, prima con le scelte di discontinuità operate sul mercato e adesso con un approccio al campionato fatto di scelte forti sul piano sia disciplinare (vedasi caso Saric) sia tecnico: in questo senso la più significativa è quella che per il momento vede Brunori non più come terminale offensivo dell’undici titolare, ma come jolly in uscita dalla panchina per portare soluzioni in corso d’opera. Tale schema si è rivelato fruttuoso nelle gare con Cremonese e Juve Stabia, non con il Cesena: nei 18’ in cui è stato in campo il numero 9 ha inciso pochissimo, ben controllato dai centrali romagnoli ma al contempo poco servito dai compagni.
Solo in una delle ultime quattro partite, contro il Cosenza, Brunori è stato inserito nella formazione iniziale; nelle altre occasioni Dionisi gli ha sempre preferito Henry, che rispetto al compagno è più bravo a catturare i lanci lunghi e proteggere il pallone anche sotto pressione, ma garantisce qualcosa in meno in termini di rapidità. Sabato il francese ha disputato un’altra gara generosa, vedendosi togliere dalla Var l’1-0 per fuorigioco millimetrico di Di Mariano, ma stavolta la gabbia piazzata intorno a lui da Mignani ha funzionato: meno palloni giocati, meno sponde per i compagni e soprattutto meno duelli vinti. A metà ripresa Dionisi ha provato qualcosa di diverso inserendo il bomber di Macaé, ma la scossa per i rosa è arrivata solo con l’ingresso a 10’ dalla fine di Vasic (sua l’occasione per vincerla nel recupero) e Appuah, che nel match d’esordio ha mostrato spunti interessanti ma ancora qualche lacuna tattica.
Nell’assalto finale l’impatto di Brunori è dunque stato minimo: una triste costante rispetto alla scorsa stagione, che in tante occasioni ha visto il numero 9 chiudere in panchina (a vantaggio di Soleri) o con pochi acuti: al momento, vista anche la crescita di Henry, lo spazio in formazione sembra diminuito e anche in mezzo alle riserve non figura tra le prime scelte. In tutte e tre le gare da subentrato è sempre stato il secondo cambio di Dionisi: con la Cremonese (dentro al 70’) lo hanno preceduto Verre e Diakité (58’), con la Juve Stabia (72’) Di Mariano e Le Douaron (58’) e con il Cesena (72’) Saric e ancora l’ex Brest.
Da quando è a Palermo, Brunori non aveva mai avuto né un minutaggio né un rendimento realizzativo così basso: appena una rete in 288’ per lui, mentre nelle prime sei partite del 2021/22 ne aveva segnate due in 415’, nel 2022/23 tre in 539’ e nel 2023/24 altre tre in 523’ (tutte al Venezia); inoltre nelle ultime due stagioni il numero 9 è sempre partito dall’inizio, mentre nel primo anno in rosanero aveva iniziato in panchina contro il Campobasso riuscendo comunque ad andare in gol. Lo scenario attuale, al netto dei cambiamenti operati in estate, non è indicativo di una centralità improvvisamente venuta meno: il ruolo di Brunori nel progetto tecnico resta centrale e lui stesso ha dimostrato di saper svoltare quando la stagione entra nel vivo, ma in un’annata in cui il Palermo è serio candidato alla promozione c’è bisogno che tanto Dionisi quanto la piazza vedano al più presto una scossa.
Giovedì 26 settembre al Maradona il numero 9 partirà quasi certamente dal primo minuto, in una gara nella quale i rosa partono nettamente sfavoriti ma hanno comunque voglia di giocarsela fino all’ultimo contro la corazzata di Conte: per Dionisi, che già nel turno precedente a Parma ha dimostrato di non sottovalutare affatto la Coppa Italia, sarà un’occasione per vedere all’opera chi finora ha avuto meno spazio ma anche per trovare risposte da chi pur giocando di più non ha reso secondo le aspettative. Tra questi c’è Brunori, rimasto a Palermo dopo un’estate tormentata e desideroso di essere protagonista in un contesto ambizioso: la concorrenza interna non lo spaventa, perché l’obiettivo è ritagliarsi ciascuno il proprio spazio per festeggiare a fine stagione qualcosa che negli ultimi due anni è sfuggito.
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