Sei storie diverse, sei avventure agli sgoccioli: ne sono protagonisti quei giocatori del Palermo che andranno in scadenza di contratto a giugno e quelli che sono stati acquistati in prestito dodici mesi fa, ma non vedranno il City Group esercitare l’opzione per il riscatto; al primo gruppo appartengono Marconi e Kanuric, al secondo Henderson, Coulibaly, Mancuso e Traorè.
L’allenamento di oggi potrebbe essere l’ultimo per loro, che saluteranno Palermo dopo un’annata non entusiasmante e che non finirà come si aspettavano. L’estremo difensore bosniaco non ha disputato nemmeno un minuto, limitandosi al ruolo di terzo portiere alle spalle di Pigliacelli e Desplanches, mentre Marconi ha riguadagnato centralità nei play-off per l’infortunio del pari ruolo Ceccaroni: sulla sua stagione pesa l’assurda espulsione di Como, con il pugno a Curto che ha permesso ai lariani di acciuffare il 3-3 su rigore nel finale, ma non può essere certo questo a cancellare quattro anni in cui ha scritto pagine importanti della storia rosanero, con il picco rappresentato dal salvataggio sulla linea nella finale di andata con il Padova in Serie C. Lunedì scorso, dopo il primo atto della sfida con il Venezia (ben giocata al pari di quella con la Sampdoria pochi giorni prima), il numero 15 aveva ribadito quasi commosso il legame con la maglia e la volontà di togliersi un’ultima soddisfazione prima di lasciare Palermo: non ci è riuscito, ma per i tifosi c’è anche il suo nome tra i simboli della recente rinascita.
Per quanto riguarda i prestiti, il City Group è orientato a seguire la stessa linea utilizzata dodici mesi fa: lasciar andare chi ha fatto parte dell’organico della stagione trascorsa, senza cercare un nuovo accordo a titolo temporaneo o una soluzione a titolo definitivo, e virare su profili completamente diversi. Qualche rammarico per gli addii resta, perché da Henderson, Coulibaly, Mancuso e Traorè ci si aspettava molto di più, soprattutto dopo un inizio brillante: lo scozzese doveva essere uno dei leader tecnici dei rosa e i quattro assist a referto indicano un’assistenza significativa al reparto offensivo, ma il rendimento è stato tutt’altro che costante e nei momenti di difficoltà della squadra non è arrivato quel cambio di passo che ci si aspettava da uno con le sue doti. Per il numero 80 invece una parabola discendente senza fine, per via di una serie inquietante di infortuni muscolari che ne hanno limitato l’apporto, soprattutto nel 2024, in cui ha giocato solo dieci partite (mai oltre i 45’, dall’inizio solo con il Brescia), evidenziando quasi sempre una condizione atletica piuttosto precaria: un tassello quest’ultimo su cui la società non tende a transigere, come avvenuto anche l’anno scorso con un terzino di qualità ma fisicamente troppo fragile come Sala.
Male anche coloro che erano stati chiamati a recitare il ruolo di primo violino dalla panchina nel ruolo di punta ed esterno offensivo. Mancuso, dopo un avvio eccellente, si è eclissato, con un solo gol in 29 partite dopo averne segnati tre nelle prime nove: tanto Corini quanto Mignani lo hanno schierato in più ruoli ma il numero 7, terzo nella classifica dei bomber cadetti nel 2019 con il Pescara e secondo nel 2021 con l’Empoli, non ha messo in luce la stessa vena realizzativa dei tempi d’oro. Di fatto il suo apporto è scemato con il passare delle giornate e nell’ultima parte di stagione è scomparso totalmente dai radar. Mignani l’aveva rilanciato all’inizio del suo mandato, poi Mancuso è finito nuovamente ai margini. Di Traorè, su cui il Milan ha messo un diritto di riscatto da 10 milioni di euro, si ricorderanno soprattutto le innumerevoli giocate non riuscite e una differenza fisica spesso incolmabile con le difese avversarie: l’unico spunto degno di nota (nella foto) venerdì, quando ha provocato l’autorete di Svoboda, ma non è stato che un lampo nel buio.
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