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Per il Palermo i finali show sono un ricordo, nella ripresa non si gioisce più

La metamorfosi da febbraio in poi, nelle ultime sette partite segnata solo una rete a Pisa. Non pagano nemmeno i cambi

Nella scorsa annata l’atteggiamento troppo remissivo nei secondi 45’ era costato l’accesso ai play-off, con il Palermo trovatosi in più d’una partita a essere rimontato e non sapersi riportare in vantaggio. Nel campionato corrente la qualificazione agli spareggi per la Serie A non sembra a rischio, visto il margine abbastanza ampio sulle inseguitrici, ma il bilancio dell’ultimo periodo nei secondi tempi non può trasmettere buone sensazioni.

Da quando si è insediato sulla panchina rosanero, Mignani non ha ancora potuto assistere a un gol dei suoi ragazzi dal 46’ al 90’: le tre reti complessive realizzate contro Sampdoria (due) e Cosenza (una, nessuna col Parma) sono infatti arrivate tutte nelle prime frazioni, mentre nelle seconde il Palermo ha sempre tirato un po’ il freno a mano e non è riuscito a trovare dai cambi le energie e i guizzi per volgere il risultato dalla sua parte. Si tratta di un malessere che per i rosa va avanti dalle gare in cui si è chiusa l’era Corini: nelle ultime quattro con l’ex tecnico (Brescia, Lecco, Venezia e Pisa) l’unica marcatura nella ripresa era arrivata con Brunori all’Arena Garibaldi, ma nemmeno quella bastò per evitare una sconfitta in seguito alla quale il City Group ha optato per l’avvicendamento in panchina.

Se a febbraio il bilancio nei secondi tempi era stato più che positivo, con 7 gol in cinque partite, mettendo insieme le ultime partite a guida Corini e le prime a guida Mignani viene fuori un quadro che da marzo in poi è sconfortante: in sette partite appena un gol dagli undici metri, nessuno su azione e in generale un baricentro che a parte poche eccezioni è apparso in netto arretramento, sia nell’atteggiamento che nelle scelte tattiche; non a caso, i rosa hanno chiuso la gara contro il Cosenza con il tandem offensivo Insigne-Soleri e quella contro il Parma con Di Francesco-Traorè, entrambi atipici (tolto il numero 27, gli altri tre non nascono come prime punte) e decisamente più leggeri rispetto al duo Brunori-Mancuso. La partita con i ducali è un evidente manifesto delle difficoltà nella ripresa: dopo una prima frazione all’assalto, perlomeno fino all’infortunio shock (più nelle immagini dal vivo che nella successiva diagnosi) di Di Mariano, nella seconda il Palermo si è reso insidioso solo in due circostanze con Brunori (rovesciata non riuscita a pochi metri dalla porta) e Buttaro (tiro troppo strozzato dal limite dell’area piccola), mentre gli uomini di Pecchia sono stati leggermente più incisivi anche se Pigliacelli non ha mai tremato davvero.

Nelle quattro partite che chiuderanno il campionato la priorità di Mignani sarà innanzitutto trovare quelle vittorie che finora gli sono mancate, al fine di blindare quanto prima la qualificazione ai play-off: accanto ad esse, tuttavia, il tecnico avrà bisogno di risposte che possano dare ai rosa possibilità concrete di giocarsela fino in fondo per la Serie A. La prima di queste riguarda la tenuta nei 90’: sebbene i miglioramenti in fase difensiva siano evidenti, non sono bastati finora per uscire dal campo con i tre punti e questo in ottica play-off non può trasmettere gioia, visto che ad oggi il Palermo giocherebbe solo la prima fase da testa di serie e in quelle successive dovrebbe vincerne almeno una su due.

In alto, nella foto di Tullio Puglia, il rigore trasformato da Brunori a Pisa: è l’unico gol segnato dal 46’ in poi nelle ultime sette partite 

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