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L’ex Palermo Javier Pastore: «Giocare a calcio era diventato un castigo, ora ho un’anca di ceramica»

L’ex centrocampista rosanero: «Le ho provate tutte per tornare a giocare, ma mi facevo del male. Il dolore era troppo forte. Ora faccio una vita normale, chissà se un giorno avrò di nuovo voglia di correre»

Pastore con la maglia del Palermo

«Quando finivo di giocare dovevo stare due giorni fermo a letto, adesso ho un’anca di ceramica, tutta nuova». Fa quasi strano a dirlo, ma queste parole sono uscite dalla bocca di Javier Pastore, ex giocatore del Palermo che proprio nel capoluogo siciliano è esploso in Europa. Giocate d’alta scuola, estro e genialità assoluta che hanno incantato un intero continente. L’argentino, svincolato da più di un anno, si è raccontato a cuore aperto in un’intervista a La Naciòn.

«Non ce la facevo più a sopportare il dolore. Mi svegliavo e già sentivo male, i primi passi erano un calvario. La testa mi diceva smettila, ti prego. Non volevo più soffrire», ha ammesso ‘El Flaco’ Pastore con la voce spezzata. Il fantasista argentino, 82 presenze con 16 gol e altrettanti assist con i rosanero, ha detto di aver provato anche terapie sperimentali per combattere gli infortuni: «Per continuare a giocare a calcio le ho provate tutte. Ma non ottenevo mai il risultato sperato. Riuscivo ad allenarmi e a giocare, d'accordo, ma non mi miglioravano sul serio la qualità della vita. Giocavo una partita e dopo dovevo stare due giorni a letto per il dolore». Dopo anni di sofferenze, l’argentino vede un po’ di luce, che definisce «normalità, anche se fa strano a dirsi dopo quello che ho passato».

Poi ha proseguito: «Nel 2020 mi hanno fatto un'artroscopia all'anca. Il miglioramento è stato netto, ma tornare a caricare su un'anca logorata è stato molto dannoso. Tornavano i dolori, aumentavano anzi: fino al punto che giocare a calcio non era più un piacere ma un castigo. Soffrivo in campo e soffrivo dopo. Non potevo neanche giocare coi miei figli. [...] Ora mi sono fatto mettere una protesi all'anca completa del lato sinistro. Tutto di ceramica». Il futuro non può che essere incerto per Pastore, ma esiste una priorità in assoluto: «Stare bene, voglio soltanto stare bene. In questi anni di sofferenza mi stavo preparando al ritiro. Quando sei un giocatore pensi di sapere tutto, di non avere niente da fare, di poter fare quello che vuoi. La mia testa oggi non pensa a giocare di nuovo a calcio. Forse – ha concluso – in futuro avrò di nuovo voglia di correre».

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