Doveva essere la partita delle risposte, è stata quella della confusione imperante e della conferma, certificata anche dalle parole di Corini, che in questo momento il Palermo non può ambire ai primi due posti: non si tratta della prima frenata del genere in campionato, ma stavolta fa molto più male perché arriva in una fase cruciale della stagione e in un momento in cui quasi tutte le concorrenti per la promozione hanno trovato continuità. Sul crollo di Brescia, che si aggiunge a quello con la Ternana e allo sciagurato secondo tempo di Cremona, incidono non poco le scelte tecniche: errori in serie, sia nella formazione di partenza che nella gestione complessiva del match, che aprono una nuova crepa nel rapporto tra Corini e la piazza palermitana e che potranno essere cancellati (o almeno attenuati) solo da una risalita in classifica. La posizione del tecnico non era a rischio in autunno e non lo è nemmeno stavolta, ma è probabile che un altro harakiri a Lecco dia nuovi spunti di riflessione ai vertici societari.
A Brescia è arrivata l’ennesima dimostrazione della difficoltà a trovare il bandolo della matassa in partite sulla carta più abbordabili. Sotto accusa il turnover: Corini ne ha cambiati cinque rispetto alla gara con la Ternana, giocata quattro giorni fa, ma in quell’occasione aveva a sua volta fatto appena due cambi rispetto al match con la Cremonese (tre giorni prima), subendo una clamorosa ripassata sul piano atletico.
Al Rigamonti la gamba non è mancata, la condizione e la lettura del gioco sì. La scelta di cambiare due pedine in difesa dopo i cinque gol subiti nelle ultime due uscite si è rivelata deleteria: Marconi, che ha rilevato un Ceccaroni reduce dalla prestazione horror con la Ternana, non veniva utilizzato dalla sciagurata trasferta di Como, chiusa con un rosso, e ci ha messo appena 22’ per lasciare di nuovo in dieci i suoi; nemmeno il giallo lampo, unito alle gravi difficoltà sui movimenti del reparto offensivo di Maran, ha convinto Corini a sostituirlo precauzionalmente. Diakité, tra i migliori in organico nell’uno contro uno e in fase di spinta, è stato tenuto a riposo per tutti i novanta minuti, mentre Lund, non ancora al top, è rimasto in campo per l’intero match dopo essere uscito stremato al 55’ quattro giorni prima. Discorso simile per Segre e Gomes: il primo, letale nel gioco aereo, ha guardato tutta la sfida dalla panchina, mentre il secondo ha disputato l’intera gara nonostante non fosse al meglio. Altrettanto discutibile la rinuncia dall’inizio a Ranocchia, «vittima» della logica del turnover nonostante una prima parte di campionato con utilizzo limitato all’Empoli e cinque partite su sei a Palermo in cui è stato sostituito prima di fine match; al suo posto è stato scelto Henderson, impiegato appena 4’ nelle ultime sei gare e subito sacrificato dopo il rosso a Marconi. E poi c’è Brunori, capitano di mille battaglie, ritenuto non indispensabile per provare la rimonta nel secondo tempo nonostante nel primo avesse trovato il 12° gol stagionale: al suo posto Mancuso, mai impiegato prima punta finora, invece di un 9 più classico come Soleri. Un insieme di fattori che ha fruttato la seconda debacle in pochi giorni e addensato nuove nubi nel cielo di Palermo.
Nella foto Eugenio Corini con il tecnico del Parma Rolando Maran
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