Nessuna lezione imparata a Cremona, nessuna capacità di pescare il jolly dal mazzo: la ripassata subita a Brescia è emblematica di come il Palermo non sappia trasformare l’inferiorità numerica in un fattore trainante per trovare, con cambi tattici o scossoni emotivi, la forza di portare a casa i tre punti. Il dato nelle sette partite con l’uomo in meno sotto la gestione Corini è sconfortante: zero vittorie e zero gol fatti. Al Rigamonti si è visto un film simile a quello del Tombolato, ma con un risultato molto più pesante: l’espulsione di Marconi al 22’ ha letteralmente stravolto i meccanismi di gioco del Palermo, passato da 1-2 a 4-2 in un quarto d’ora di follia. Se già la retroguardia si era dimostrata ballerina in undici contro undici, a metterci una pezza ci aveva pensato un attacco in cui le connessioni sembravano funzionare, con gli esterni ispirati e Brunori freddo nel trasformare il rigore (4 su 4 dal dischetto in stagione); il rosso al numero 15, quarto assoluto nell’ultimo anno e mezzo, ha però costretto Corini a inserire un altro difensore e abbassare notevolmente il baricentro. Di fatto, togliendo un paio di folate nella ripresa, gli sforzi offensivi del Palermo sono finiti qua: tutti a protezione della porta, ma il Brescia ci ha messo ben poco a trovare il pareggio per poi dilagare a fine primo tempo. La ripresa poteva essere un’occasione per replicare a parti invertite la rimonta di Cremona, invece si è trasformata in una lunga attesa del fischio finale e anzi le occasioni più nitide le hanno avute le «rondinelle», con il palo di Bianchi da fuori area e l’autorete sfiorata da Nedelcearu. A Cittadella i padroni di casa non avevano sommerso di gol i rosa dopo l’espulsione di Stulac, ma anche in quel caso la gestione del risultato (1-0 al momento del rosso, 2-0 finale) era stata piuttosto facile: un aspetto che conferma come il Palermo quando va in inferiorità numerica sembri quasi non avere armi né per spaventare gli avversari, né per limitare i loro attacchi. A Como, dove era arrivato il primo rosso della stagione per il pugno rifilato a palla lontana da Marconi a Curto, la sconfitta non si è materializzata solo perché il tempo a disposizione dei lariani era poco, ma resta comunque una occasione gettata al vento dai rosa in un momento in cui sembravano in assoluto controllo del match. Di contro non è che l’uomo in più sia garanzia di successo: allo Zini sono bastati 120 secondi di blackout per annullare il doppio vantaggio, contro il Bari in undici contro nove (otto se si considera l’infortunio di Menez nel recupero) l’assedio finale ha portato solo a un gol annullato per fuorigioco, a Terni l’imprecisione dei padroni di casa ha evitato un’incresciosa sconfitta in superiorità numerica e anche con la Reggiana si stava materializzando il pareggio nonostante il vantaggio di un gol e di un uomo. Oltre al successo in Emilia, il Palermo ha ottenuto i tre punti con l’uomo in più contro Modena e Pisa, mentre contro lo Spezia è arrivato un altro pareggio ma in quel caso il rosso a Bertola arrivò a tempo praticamente scaduto. Nella foto di Tullio Puglia, Marconi lascia il terreno di gioco del Rigamonti dopo l'espulsione