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Lucioni leader, gli altri perfetti: il Palermo ha una difesa di ferro

Un solo gol subito dopo quattro partite, nello scorso campionato erano già sette

Fabio Lucioni stacca di testa durante la partita contro la Feralpisalò (foto Puglia)

Se è vero che le partite di calcio le vince chi segna un gol in più dell’avversario, è anche vero che i campionati molto spesso vengono vinti delle formazioni che possono vantare la miglior difesa. Dopo la quinta giornata, il Palermo - che di gare ne ha giocate quattro, visto il rinvio del match col Brescia alla seconda giornata - ha subito una sola rete, in occasione della sfida contro la Reggiana. Un dato particolarmente significativo, che fa ben comprendere i grandi progressi fatti dai rosanero dalla scorsa stagione a quella attuale.

Gli interpreti ovviamente sono cambiati, ma c’è da dire che la fase difensiva di una squadra viene fatta a partire dall’attacco. Quindi è facile comprendere come sia l’atteggiamento complessivo la discriminante che determina l’efficacia e la bravura di un undici nel riuscire a subire poche reti. Tra l’altro l’unico gol incassato è piuttosto casuale, visto che contro la formazione di Nesta la rete è arrivata sugli sviluppi di un corner e, pertanto, non ha nulla a che vedere con il posizionamento in campo. In quella determinata occasione è stata - probabilmente - più una lieve disattenzione, che un errore nel posizionamento complessivo della squadra.

Lucioni e Ceccaroni al centro garantiscono una grande copertura su palle alte e anche nelle imbucate centrali, sulle corsie Mateju e Aurelio (o Lund) consentono alla squadra di sviluppare sulla corsia sinistra e di coprirsi con intelligenza e solidità sulla fascia opposta. Un mix perfetto che ha trovato il suo equilibrio nel giro di poche gare, o meglio dire pochi allenamenti, considerato che praticamente per tutto il ritiro il terzino sinistro è stato Ceccaroni, mentre Lund è arrivato negli ultimi giorni di mercato e Aurelio era alle prese con il recupero da un infortunio.

A bilanciare il tutto c’è anche la copertura offerta dal centrocampo che vede in Segre ed Henderson dei tasselli decisivi. Il primo, contro l’Ascoli, ha recuperato decine di palloni in mezzo al campo facendo scampare dei possibili pericoli; il secondo con la sua grinta è riuscito sia a fare un’ottima fase di interdizione, ma anche a ripulire il gioco per cercare di rendere la manovra più fluida, con l’aiuto e la complicità di Stulac. Il paragone con la scorsa stagione è quasi impietoso, visto che appena dodici mesi fa, dopo quattro partite il Palermo aveva incassato ben sette reti: zero all’esordio con vittoria interna col Perugia (2-0), uno nel pareggio esterno per 1-1 col Bari e due tris contro Ascoli (ko per 3-2 in casa) e Reggina (sconfitta 3-0 in trasferta). I rosanero avevano raccolto solo quattro punti, ben sei meno rispetto a quelli di questa stagione.

Numeri alla mano, quindi, il Palermo ha cambiato rotta, un aspetto, quello della fase difensiva - e più in generale dell’equilibrio - sul quale Corini ha iniziato a lavorare fin dal momento del suo arrivo (due estati fa) e il percorso di crescita della squadra va proprio in questa direzione: quella di tenere vive le gare, soprattutto quelle complicate come quella di sabato scorso, fino all’ultimo e nel momento opportuno provare a punire. Meglio dei rosanero fin qui ha fatto solamente il Brescia con zero gol incassati, ma le «rondinelle» hanno disputato solo due gare, mentre al pari del Palermo c’è la capolista Parma, con gli emiliani che, come i rosanero, hanno raccolto solo una volta la palla dall’interno della loro porta.

L’esperienza di Lucioni, oltre al suo carisma, e l’abilità nel marcare il proprio diretto avversario di Ceccaroni hanno dato più certezze al reparto arretrato che sembra non «ballare» più. A tutto ciò va aggiunta la compattezza della squadra che per gran parte delle gare resta corta fra i reparti non consentendo alle formazioni avversarie di rendersi pericolose. Sono solamente 6 i tiri nello specchio concessi fin qui dal Palermo, con una media di 1,5 a gara. Non solo pochi gol subiti, ma anche poche chance per gli avversari per provare a fare centro. Corini sembra aver trovato la quadratura del cerchio e l’obiettivo adesso è quello della continuità, elemento obbligatorio per puntare in alto. La strada è quella giusta.

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