Una delle ragioni per cui nel 2022/23 il Palermo non era riuscito a coronare il campionato con la qualificazione ai play-off è l’apporto troppo basso da parte della panchina: la differenza tecnica tra titolari e riserve, che Rinaudo aveva comunque provato a limare con il mercato di gennaio, era troppo evidente. Ora che gli innesti estivi hanno permesso al ds rosanero di costruire un Palermo totalmente diverso, è bastato pochissimo perché i frutti venissero raccolti: ad Ascoli è arrivata la terza vittoria consecutiva e, come nelle precedenti contro Reggiana e Feralpisalò, c’è la firma di un giocatore non presente nell’undici iniziale.
Pur non avendo segnato con la stessa «rapidità» dei suoi predecessori, Mancuso ha realizzato un gol molto più pesante: Soleri contro la Reggiana e Di Francesco contro la Feralpisalò, in rete rispettivamente a 4 e 5 minuti dal loro ingresso in campo, avevano arrotondato un risultato che i rosa avevano già acquisito in precedenza; il numero 7, entrato al 66’ e decisivo al 92’, ha invece permesso al Palermo di espugnare il Del Duca in un momento in cui la partita sembrava cristallizzata sul pareggio. L’unica «differenza» con le partite precedenti riguarda l’assist, che in questo caso non è arrivato dalla panchina (Valente con la Reggiana, Soleri con la Feralpisalò) ma dall’undici iniziale: a fare la sponda per il guizzo di Mancuso è stato Ceccaroni, che ha così suggellato una prestazione monumentale sul piano difensivo.
La terza marcatura consecutiva di una riserva in altrettante gare dà ulteriore credito a un concetto che Corini ripete con forza dall’ultimo giorno di mercato: la differenza di valori tra titolari e panchinari si è azzerata, i primi hanno lo stesso peso sulla partita dei secondi. Al di là della zampata di Mancuso ad Ascoli tutti i subentrati hanno fatto la differenza, rilanciando i rosa dopo un avvio di secondo tempo con le marce basse: Lund e Gomes hanno dato vivacità a fascia sinistra e centrocampo, Soleri si è messo all’opera con il solito pressing a tutto tondo e Coulibaly ha avviato con un’ottima apertura l’azione da cui Di Mariano si è conquistato il calcio d’angolo decisivo; il senegalese, alla prima assoluta con la nuova maglia, ha dato un assaggio delle sue doti fisiche e tecniche e contro il Cosenza si candida a incrementare ulteriormente il minutaggio.
Il confronto con il numero di gol dei subentrati nella scorsa stagione è impietoso: il Palermo ha chiuso il 2022/23 con cinque gol dalla panchina (su 49 complessivi, appena il 10,2%), ma per raggiungere quota tre aveva impiegato 28 partite contro le quattro di quest’annata. Allora a segnare partendo tra le riserve furono Segre contro l’Ascoli (sconfitta 2-3), Soleri contro Reggina (vittoria 2-1) e Südtirol (1-1), Vido contro il Modena (5-2 al Barbera, unico gol in rosanero per lui) e Tutino contro il Venezia (che vinse comunque 3-2): la rete di Mancuso al Del Duca suona quasi come un passaggio di consegne da un numero 7 a un altro, con l’ex rosa che venerdì tornerà al Barbera da avversario. A rendere ancora più evidenti le difficoltà della panchina nella precedente annata è un dato che nelle settimane finali del campionato ha impietosamente accompagnato i rosa: un solo gol nei secondi tempi delle ultime otto partite, proprio quelle in cui il Palermo con un pizzico di cattiveria in più avrebbe potuto centrare l’accesso ai play-off, messo a segno proprio da Tutino al Penzo.
Il primo obiettivo tracciato in estate era quello di voltare pagina e la squadra, al netto delle montagne russe di Bari, ci è pienamente riuscita vincendo le successive tre; il secondo, quello di allestire un organico competitivo e che garantisse a Corini ventidue titolari, è stato portato avanti con un mercato di grande livello e i risultati delle prime uscite hanno dato ragione alle scelte di Rinaudo e Bigon; per il terzo bisognerà aspettare un po’ di tempo e avere una pazienza di ferro, ma è evidente che la priorità in casa Palermo è chiudere il campionato con la promozione. Avvio incandescente e azzeramento del divario tra campo e panchina erano funzionali proprio a questa missione, ma la stagione è lunga 38 partite e ciascuna di esse sarà insidiosa: ad Ascoli se n’è avuto un assaggio, con Viali che ha impostato una gara ottima dal punto di vista difensivo ma è stato beffato dai cambi di Corini e dal coraggio di Mancuso. Venerdì arriva il Cosenza, altra squadra tosta che, come ha imparato a sue spese il Südtirol, non molla la presa fino al triplice fischio: i rosa dovranno essere bravi a far prevalere il loro tasso tecnico e la forza di una panchina che vale quanto l’undici iniziale.
In alto il gol di Mancuso in Ascoli-Palermo (foto di Tullio Puglia)
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