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Fallimento vecchio Palermo, ricorso dell'ex ad De Angeli: «Quei 22 mila euro retribuzioni dovute»

Sarà impugnata la sentenza che condanna diversi professionisti a restituire le somme pagate dal club quando era già stata presentata la richiesta di concordato

Il tribunale di Palermo

L'ex amministratore delegato del vecchio Palermo calcio, Daniela De Angeli, annuncia ricorso contro la sentenza del tribunale di Palermo che la obbliga a restituire alla curatela fallimentare del club che fu di Zamparini la somma di 22.400 euro. «Si tratta di crediti retributivi», spiega il legale di Daniela De Angeli, l'avvocato Giovanni Di Trapani, specificando che quei pagamenti effettuati dall'Unione Sportiva Città di Palermo il 3 settembre del 2019 erano «il saldo della 14ma mensilità, agosto 2019, e un rimborso spese del 25 luglio sempre del 2019».

Pagamenti che sono stati contestati dalla curatela fallimentare perché eseguiti, senza autorizzazione, quando era già stato richiesto dal Palermo il concordato preventivo. La domanda fu presentata al tribunale il 21 agosto e pubblicata sul registro delle imprese il 2 settembre, ovvero il giorno prima dell'esecuzione dei pagamenti contestati dal fallimento. Oltre che a Daniela De Angeli, la società versò compensi a numerosi altri soggetti. L'importo totale supera i 633 mila euro e la curatela fallimentare aveva chiesto l'inefficacia di tutti quanti i pagamenti, ma il giudice in tre casi ha respinto l'istanza.

In primo grado, infatti, il tribunale di Palermo (quarta sezione civile, procedure concorsuali, in composizione monocratica, giudice Floriana Lupo) ha condannato l'ex amministratore delegato De Angeli alla restituzione. Con lei sono stati condannati anche l’ex direttore generale Fabrizio Lucchesi, l’ex segretario Giovanni Francavilla e l'ex presidente del collegio sindacale Tiziano Gabriele. Anche loro dovranno restituire le somme ricevute nel settembre del 2019. Per Lucchesi e Gabriele si tratta di 32.195 euro (ciascuno) e per Francavilla di 16.584 euro. Il giudice ha fatto sua la tesi della curatela, ovvero che i pagamenti «possano qualificarsi come atti di straordinaria amministrazione» e che gli stessi «hanno provocato una consistente diminuzione della garanzia patrimoniale a discapito della massa dei creditori». Tutti quanti dovranno anche pagare gli interessi legali e le cosiddette «spese di lite».

Il giudice Lupo ha bocciato invece la richiesta della curatela fallimentare per i compensi di altri tre professionisti, gli avvocati Antonio Atria, Antonino Gattuso e Federico Tedeschini. In questo caso sarà il fallimento dell'Us Città di Palermo a pagare le spese di lite.

Condannata alla restituzione di quanto ricevuto (oltre a interessi e spese legali) anche una società di consulenza di Roma, la Struttura Srl. La somma è di 341.600 euro. Si trattava di un anticipo per un contratto stipulato pochi giorni prima, il 23 agosto del 2019. Tale pagamento finì nell'inchiesta per bancarotta fraudolenta a carico dei fratelli Tuttolomondo, che rilevarono il Palermo proprio da Daniela De Angeli, la quale restò in società. Da qui, secondo il suo legale, il diritto alla retribuzione. «La dottoressa De Angeli - scrive nella nota l'avvocato Di Trapani - aveva svolto ininterrottamente la propria attività lavorativa fino alla data di cessazione del rapporto di lavoro, maturando comunque il diritto agli emolumenti previsti contrattualmente. Detto tema, in fatto, assieme ad altre questioni giuridiche saranno, peraltro, oggetto di ricorso».

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