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Baldini parla del suo addio al Palermo: "La nuova società non credeva in me"

"I nuovi proprietari non credevano in me. Basti pensare che mi hanno lasciato un anno di contratto, mentre a Corini, il mio successore hanno fatto un biennale. Avevo tre fisioterapisti miei e me ne hanno imposti altri due, insieme a un preparatore atletico di cui non avevo bisogno". Baldini si sfoga ai microfoni della Gazzetta dello Sport e spiega i motivi che lo hanno portato al divorzio con il Palermo.

"A 64 anni non desidero altro che vivere alla mia maniera, essere fedele a me stesso, al mio bisogno di emozioni forti - ha continuato poi il tecnico sulle dimissioni con il Perugia -. Non era una famiglia". L'ex allenatore del Palermo ha spiegato come trascorrerà adesso il suo tempo libero: "Per me la famiglia è tutto, se non sono felice con me, non posso esserlo nemmeno con loro. Vado una settimana a disintossicarmi da Mario, il mio amico pastore che vive sulle montagne siciliane con le sue mucche, le capre e i cani randagi. Quando vado e lui mi parla, io torno bambino. Di quando domava il suo cavallo guardandolo negli occhi. Come quando ascoltavo le favole della nonna".

L'allenatore ha infine palesato rammarico per come è finita la sua brevissima esperienza con gli umbri: "Avevo la fiducia del presidente e del direttore, mi affascinava la città, la favola del Perugia di Sollier, Curi, Vannini, come quella del Cagliari, quando le favole erano ancora possibili. Ho trovato bravi giocatori, ma tra loro non c’era quel legame vero che porta i risultati. Non era una famiglia. Quando non c’è famiglia, non c’è amore, non c’è passione. Non ho il culto della vittoria. Non m’interessano le vittorie dove non c’è amore e spirito di fratellanza. Non c’erano le condizioni. Io vedo le cose con il cuore, non con gli occhi".

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