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Giovane morì per un'embolia non diagnosticata, tre medici condannati a Palermo

PALERMO. Il giudice monocratico di Palermo Riccardo Corleo ha condannato a otto mesi ciascuno (pena sospesa) tre medici dell'ospedale Ingrassia di Palermo accusati di omicidio colposo:  Rosanna Giaramidaro, Rosalba Tantillo, Florinda Bascone. Assolto Sebastiano Scalzo. L’inchiesta fu aperta nel 2009 dopo la morte di Emilio Reforgiato, un istruttore di palestra di 28 anni, deceduto in seguito a un'embolia polmonare che non gli sarebbe stata diagnosticata per un errore. I familiari del ragazzo, madre, padre e fratello, si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Giovanni Di Benedetto, Roberto e Dario D'Agostino che hanno avuto una provvisionale di 20 mila euro ciascuno.

Il ragazzo morì  il 23 novembre del 2009, cinque giorni dopo essere andato al pronto soccorso dell'ospedale Ingrassia per un forte dolore al torace e alla spalla. I medici, dopo una degenza di un giorno, lo mandarono a casa con una diagnosi di sindrome influenzale escludendo problemi cardiaci. Un mese prima, Reforgiato si era fratturato il piede sinistro, circostanza che aveva riferito al pronto soccorso. La tesi dell'accusa è che l'immobilizzazione seguita al gesso messo per la frattura creò un'embolia, manifestatasi a distanza di un mese, che si sarebbe potuta contrastare con una semplice iniezione di eparina

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