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Palermo, divieto di balneazione: c'è l'ordinanza ma manca la mappa delle spiagge

PALERMO. Immaginate un turista o un cittadino poco esperto alle prese con i dati pubblicati dal Comune di Palermo, sul proprio sito, inerenti al ‘Divieto di balneazione permanente stagione balneare 2014’: una sfilza di informazioni elencate che indicano 13 zone colpite dal divieto (tratti della costa di Sferracavallo, Vergine Maria, Sant’Erasmo, Porto della Bandita, Porto dell’Addaura, Porto di Mondello e Porta Fossa del Gallo); con il motivo del divieto: inquinamento e ‘altri motivi’; e l’ordinanza dirigenziale relativa a ogni provvedimento, con le coordinate, impossibili da selezionare perché i documenti in allegato sono scansioni. Ma dove si trovano esattamente queste zone? L’avviso pubblicato sul sito istituzionale non riporta alcuna mappa consultabile dai cittadini o da quei turisti interessati a capire quale sia il tratto di costa in cui poter fare il bagno senza incorrere in rischi per la salute.
Le zone interdette alla balneazione potrebbero essere ‘intuibili’ da chi possieda una buona conoscenza dei toponimi (nome geografico del luogo, ndr) e sappia utilizzare le coordinate, per incollarle su Google Earth o su un semplice navigatore GPS. Fatta eccezione per nomi specifici come Porto di Sferracavallo o di Mondello, zone come ‘Ferro di Cavallo Locamare’ e ‘Ferro di Cavallo Lauria’ risulterebbero difficilmente individuabili anche da un palermitano medio. Cittadini un po’ più esperti, capaci di navigare sul web e a conoscenza degli open data, potrebbero ricercare nella sezione ‘Amministrazione Trasparente’ del Comune l’open data dell’ordinanza di ‘Divieto’, trovando la tabella in foglio excel con tutti i dati relativi, dove però mancano i link alle ordinanze.
«Siamo in alto mare», ci scherzano su i membri del gruppo ‘Opendata Sicilia’, squadra di cittadini uniti dalla passione di diffondere la cultura dell’open government e dell’open data. Il gruppo ha rivisto e reso ‘open’ i dati sul divieto di balneazione organizzandoli in una tabella excel con informazioni complete e riutilizzabili. Aspetto più prezioso e utile del loro lavoro è stata l’elaborazione della mappa che, con l’utilizzo di semplici puntini rossi (l’inizio) e gialli (la fine), permette di individuare facilmente i segmenti di costa interessati dal divieto.
Durante questa fase hanno anche notato come alcune delle ordinanze riportino delle coordinate errate: l’ordinanza 31 indica un punto blu in mare aperto e abbastanza lontano dalla costa (basta inserire le coordinate 38.1662, 13.6991 sul cerca di google maps e verificare). «I dati sulla salute pubblica e sul territorio – spiega Andrea Borruso, cartografo di professione e membro di ‘Opendata Sicilia’ – dovrebbero essere di facile accesso, di immediata lettura e di qualità. Il sito del Comune di Palermo contiene diversi dati in merito, ma è importante che la trasparenza sia realizzata anche nella sostanza, per rendere il servizio efficiente e di vera pubblica utilità deve cambiarne le modalità di pubblicazione». Immediata la risposta del Comune: «Siamo a conoscenza del problema grazie alla segnalazione di un cittadino – risponde Sergio Forceri, responsabile Open Data e capo area dei Servizi generali ‒. Ci attiveremo immediatamente affinché i dati del divieto di balneazione vengano trasferiti su una mappa facilmente consultabile dai cittadini. Non è una cosa immediatamente fattibile perché occorre un programma per georeferenziare. Stiamo lavorando alla costruzione di un sistema open data realmente fruibile, abbiamo costituito il team un mese e mezzo fa e adesso siamo operativi».

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