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Allarme rapine a Palermo, aumentano gli assalti in casa

I nuovi sistemi di sicurezza installati in banche e in esercizi pubblici «spingono» i malviventi a concentrarsi sulle abitazioni. Cresce però il numero degli arresti. Anziani e imprenditori locali le vittime preferite. Il vicequestore aggiunto Como: «Bande di professionisti pronti a tutto»

PALERMO. Gli assalti in casa come «nuova frontiera» delle bande di rapinatori e dei malviventi. Il motivo? Banche, uffici postali, farmacie e uffici postali, grazie a grossi investimenti nei sistemi di sicurezza, diventano sempre più sicuri e dunque più difficili da svaligiare, e anche quando il colpo va a segno, il bottino, la maggior parte delle volte, è misero. Per le bande di «professionisti del mestiere» che ci sono nel capoluogo è più facile assaltare le abitazioni degli anziani, vittime preferite dei vili malviventi, o aspettare il ritorno a casa di imprenditori locali con l’incasso del giorno.
Dunque, in quello che sembra un paradosso, se gli uffici e i negozi diventano a prova di rapinatori, i privati adesso si devono preoccupare sempre più dei loro appartamenti e della loro incolumità. Nel capoluogo, confermano le autorità, il problema esiste, numeri alla mano. «L’aumento dei reati di questo tipo non è legato solo alla crisi, che comunque influisce - dice Silvia Como, vicequestore aggiunto e dirigente della quinta sezione della squadra antirapine - ma anche per la maggiore difficoltà di queste bande di rapinare luoghi come banche, uffici postali e supermercati. Troppo rischioso, per loro, con la quasi certezza di essere presi e arrestati. Ormai i sistemi di sorveglianza si sono evoluti moltissimo, soprattutto nel caso delle banche: molti istituti hanno installato novità come casseforti col riconoscimento delle impronte digitali, per fare un esempio. In più, il denaro contante non lo tiene più nessuno. Dunque, in questo contesto, si vanno ad inserire i malviventi alla ricerca di nuove «fonti di sostentamento», con l’aumento degli assalti in appartamento, compiendo, soprattutto quando le vittime sono degli anziani, degli atti davvero vili e senza scrupoli».
È anche vero che con le rapine in casa è aumentato, e non di poco, pure il numero degli arresti di componenti di queste bande da parte della polizia. Per fare un esempio, nei primi cinque mesi di quest’anno sono finiti in carcere, tra Palermo e provincia, ben 21 «topi d’appartamento», alcuni a distanza di mesi dal reato, come i «finti finanzieri» che terrorizzavano la zona di Partinico. «Lavoriamo su due fronti - continua la dottoressa Como - c’è un filo rosso tra le nostre attività investigative, che stanno dando i loro frutti, come dimostra l’aumento degli arresti, e l’attività di prevenzione. Ci sono degli accorgimenti che tutti possono e devono utilizzare, per evitare brutte sorprese: gli anziani, ad esempio, quando sentono bussare alla porta da un presunto tecnico del telefono, vedono acqua entrare in casa o se ne va la luce, dovrebbero subito chiamare la polizia per essere tranquilli, senza dar ascolto agli sconosciuti, così come l’imprenditore potrebbe evitare di andare in giro con migliaia di euro in tasca, diventando così una preda facile per i malviventi».
Rapinatori che si uniscono in bande e fanno questo «come mestiere»: professionisti pronti a tutto, insomma. «Si tratta non solo di gente del luogo, ma anche di stranieri - dice il dirigente della polizia - e non si tratta di crisi, di disperazione o di improvvisazione, ma di persone che sanno quello che fanno e non hanno nessuno scrupolo. Non si fermano davanti a nulla, nemmeno di fronte alle persone anziane, che in qualche caso sono rimaste anche ferite nel corso delle rapine».

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