PALERMO. «È stata colpa dei parenti di Rosy. È colpa loro se l'ho uccisa». È questa la giustificazione di Benedetto Conti, che il 10 luglio scorso uccise con oltre dieci coltellate l'ex convivente Rosy Bonanno. Le poche parole di Conti, che ha reso dichiarazioni spontanee, precedono la requisitoria del pm Rita Fulantelli che ha chiesto la condanna a trent'anni di carcere. Più pesante la richiesta delle parti civili, gli avvocati Paola Rubino per la famiglia della vittima e Giovanni Airò Farulla per il Comune di Palermo, che vogliono la condanna all'ergastolo.
Il processo si svolge con il rito abbreviato davanti al gup Marina petruzzella.
La donna di 26 anni fu accoltellata dall'uomo che aveva lasciato un anno e mezzo prima e che per due volte aveva denunciato per stalking. Rosy Bonanno viveva a casa dei suoi genitori, nella borgata di Villagrazia, assieme al figlio che aveva avuto con Conti.
Lì l'ha trovata il padre, distesa in cucina con oltre dieci coltellate tra il petto e le spalle. Nella casa, in quel momento c'era anche il bambino che però dormiva in un'altra stanza. Benedetto Conti fu arrestato a Villabate (Pa) poco dopo l'omicidio che ha confessato dicendo di avere «perso la testa». Il processo è stato rinviato all'8 luglio.
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