PALERMO. Un bimbo di 18 mesi fu ricoverato, nel dicembre 2011, all'ospedale dei bambini di Palermo in fin di vita. Durante la visita furono scoperti sul corpicino del piccolo lividi e graffi ovunque e segni di bruciature sulle manine. E nelle urine una concentrazione di cocaina tale da far temere un'overdose. Questa mattina la madre è stata condannata a tre anni dal gup Lorenzo Jannelli, con il rito abbreviato, per maltrattamenti e lesioni aggravate. La donna è stata assolta
invece dalla contestazione di aver permesso che il bimbo assumesse cocaina.
I genitori, tossicodipendenti, erano entrambi accusati di lesioni gravi per aver lasciato sul tavolo tracce di cocaina che venivano ingerite dal bambino e dagli altri due figli. Accusa che resta in piedi solo per il padre che segue il rito ordinario (prossima udienza il 28 maggio). La madre, secondo il pm Ennio Petrigni, avrebbe colpito ripetutamente alla testa e al volto il piccolo e lasciando che i fratelli gli provocassero, per gioco, bruciature sulle mani, graffi e lesioni traumatiche.
Interrogati dalla polizia, allertata dai medici subito dopo il ricovero, i due hanno inizialmente dato una versione assolutamente inverosimile dei fatti: la madre ha raccontato che il piccolo era caduto dal seggiolone. Le bruciature alle manine gliele avrebbe procurate il fratellino di appena due anni e mezzo con un accendino. Una storia che non ha convinto gli investigatori, i quali sono andati a casa della donna scoprendo la prima di una lunga serie di bugie: la ragazza non viveva più lì, ma da poco si era trasferita dal convivente dove, però, non è stato trovato nessun seggiolone.
A cedere alle contestazioni della polizia è stato il compagno della donna, che ha raccontato le continue violenze della madre sui bambini. Restava da chiarire la presenza di cocaina nelle urine del piccolo. Poi l'uomo ha ammesso di essere tossicodipendente e di fare uso da tempo di cocaina assieme alla compagna.
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