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Orrore al cimitero di Bagheria, trovate un centinaio di bare bruciate

BAGHERIA. Decine di bare accatastate, altre  bruciate, resti umani sparsi tra i muri perimetrali e alcune  cappelle private. Quando i carabinieri sono arrivati al cimitero  di Bagheria (Palermo) hanno trovato ancora qualche tizzone  acceso: chi aveva organizzato lo scempio non aveva avuto il  tempo di smaltire le tracce di un'operazione macabra e  misteriosa. Su tutto si proietta l'ombra della mafia. Per questo  l'indagine è subito passata dalla Procura di Termini Imerese ai  magistrati della Dda di Palermo.   


Filo conduttore dell'inchiesta sono le dichiarazioni del  collaboratore di giustizia Sergio Flamia che sta ricostruendo le  vicende criminali degli ultimi trent'anni in un comprensorio  controllato dagli uomini di Bernardo Provenzano. Flamia, ex  esponente della cosca di Bagheria, ha parlato anche dei  retroscena di un attentato nell'ottobre 2012 all'agenzia di  pompe funebri di Antonino Mineo. Il senso dell'avvertimento  venne spiegato pochi giorni dopo dallo stesso Flamia alla  vittima: la sua agenzia avrebbe dovuto limitarsi ai servizi  funerari e non avrebbe dovuto più occuparsi degli adempimenti  cimiteriali di interesse della «compagine», cioè della cosca di  Bagheria.    


Gli investigatori sospettano che la mafia abbia deciso così  di assumere il pieno controllo delle operazioni di estumulazione  delle bare e di smaltimento dei resti umani per gestire un  mercato dei loculi e delle aree destinate alla costruzione di  cappelle private. La conferma che Cosa nostra avesse messo o  pensasse di mettere le mani sul cimitero è venuta dal  ritrovamento in casa di un indagato per l'operazione «Argo» di  un bando del 30 novembre 2012 per la vendita di lotti di terreno  per la costruzione di cappelle private.  Ora l'indagine, nella quale figurano indagati tre operatori  del cimitero, mira a stabilire se sia riconducibile alle  infiltrazioni mafiose il modo improprio in cui venivano smaltiti  i resti delle estumulazioni.     


I carabinieri sono intervenuti dopo una segnalazione. Durante  la notte erano state date alle fiamme alcune tombe liberate dai  resti umani disseminati sul terreno. Sono stati trovati anche  parti di cadaveri non ancora completamente decomposte: segno che  non sarebbero state estumulate solo sepolture di oltre 30 anni  ma anche tombe con defunti più recenti.   Nel loro rapporto i carabinieri parlano di violazione delle  leggi ambientali, vilipendio e soppressione di cadavere,  danneggiamento, gestione incontrollata di rifiuti speciali.  Un'indagine cercherà di risalire ai loculi liberati senza  controllo, e forse con molta fretta, per dare spazio a nuove  sepolture sotto il controllo della mafia. Il sindaco Vincenzo Lo  Meo ha assicurato la «piena collaborazione» dell'amministrazione  e dei servizi cimiteriali del Comune.  

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